Tracce dal passato

In un precedente post ho ipotizzato l’eventualità che in passato le popolazioni valtellinesi, possano aver vissuto la stessa o similare situazione attuale per quanto riguarda la presenza di ufo ed entità aliene. Le presenze di allora erano chiamate fate, gnomi, selfidi, folletti, spiritelli, fantasmi ecc. 

1- dipinto in palazzo Besta di Teglio

Nell’eventualità che ciò sia avvenuto, è abbastanza probabile che siano state lasciate tracce ai posteri, tracce a futura memoria. A noi ora cercare eventualmente, di riconoscerle e valorizzarle. La lettrice Marina G.  di Gravedona, ha inviato i sottostanti due articoli del giornale Centro Valle, chiedendomi di esprimere opinione in merito. 

L’oggetto del contendere, è l’interpretazione di due dipinti presenti presso il Palazzo Besta di Teglio. Nel primo è rappresentato il fiammeggiante carro di Elia in cielo, con al di sotto tra le altre cose, gli ufo del contendere. Il dipinto è uno dei ventuno presenti, a rappresentare le scene tratte dall’Orlando furioso. L’altro è il dipinto del pozzo, presente sulle pareti nel cortile del palazzo.

2- commenti dai giornali

A suo tempo, non avevo preso parte alla disputa che si era creata tra le due posizioni contrastanti. Da una parte Riccardo Magnani, col primo articolo riportato sopra e Diego Cuoghi, architetto e collaboratore del C.I.C.A.P. con l’intento di smontare la tesi di Riccardo. Certamente a me piacerebbe che fossero trovate tracce nel passato, a confermare con un filo di continuità, quanto sta avvenendo attualmente. Questo mio desiderio però, non deve indurmi ad una analisi squilibrata in favore dei possibilisti. Intanto una premessa. 

E’ cosa nota che artisti e pittori sono sempre stati delle menti in avanguardia rispetto alla massa e, in alcuni casi anche dei cultori dell’esoterismo. E’ altrettanto vero che alcuni pittori erano chiaramente a conoscenza del fenomeno ufologico e, lo hanno dimostrato inserendoli nei loro lavori. Occorre dire che se un pittore è chiamato a dipingere una certa scena, non può dipingere in grande un ufo e la scena ordinatagli in piccolo; potrà al limite, dipingere la scena in grande e il particolare ufo in piccolo. 

Se intenderà dipingere l’ufo in grande, dovrà farlo in modo che sia in coerenza alla scena richiesta. Comunque sia, tanto l’ufo in grande quanto quello in piccolo saranno riconosciuti unicamente da coloro che conoscono l’esistenza degli ufo. A quanto detto si aggiunge poi il fatto che ancora oggi coloro che si interessano di ufologia, hanno grossi problemi da risolvere nel delineare la forma esatta degli ufo.

Soprattutto in zone come la Valtellina in cui spaziano ufo esteticamente mutanti. L’insieme di queste problematiche, non permette ad un pittore di mettere palesemente un incontestabile ufo al centro del suo dipinto. Nel caso che il pittore decida di inserire un ufo o una presenza aliena, dovrà farlo in modo accorto e lungimirante. 

Questa sua accortezza lo porterà a dipingere il non richiesto da chi lo sta pagando, in modo velato ed allusivo. I pittori sono abilissimi nel dipingere in modo allusivo, quelli che si possono chiamare messaggi occulti. Vedranno e leggeranno questi messaggi, solamente coloro che sono chiamati a vedere e comprendere. Torniamo al Palazzo Besta.

Prima disputa

3- Fotografie e dipinti

Riccardo sostiene che nei due dipinti ci sono i presupposti allusivi per ipotizzare che rappresentino, il primo degli ufo, il secondo delle presenze aliene. Diego sostiene che non si tratta di presenze aliene e che nel primo dipinto, come presentato nelle locandine del Palazzo Besta, si tratta di piatti di minestra rovesciati. 

Io, da osservatore possibilmente imparziale, ho difficoltà ad affermare con certezza che nella immagine sono rappresentati degli ufo; ma non ho dubbio alcuno circa il fatto che non si tratta di piatti o ciotole di minestra rovesciati. Domanda: “In quante altre occasioni, su tutto il pianeta, sono mai state dipinte ciotole di minestra in questo modo?” oppure, se mettiamo davanti a noi cento pittori e diciamo a loro di dipingere un insieme di ciotole rovesciate che contenevano minestra, quanti le dipingeranno così? 

Io rispondo nessuno! Avete notato che la presunta minestra, da alcune ciotole, esce da fori? Avete notato che queste minestre escono generando dei filamenti bianchi per poi cambiare colore? Tutto fa pensare che dovendo dire gli esperti di che cosa si trattava, si è optato per le ciotole di minestra, in quanto in realtà non si sapeva. 

Signor Diego, quali sono le prove che trattasi di minestra e di ciotole? A parere mio, se a Palazzo Besta questi non sono ufo, ancora vi è da stabilire cosa sono. Soprattutto occorre notare che in questo caso il pittore non ha fatto molto per far comprendere cosa intendeva rappresentare, a meno che non intendesse proprio rappresentare degli ufo in modo velato. 

In questo caso il pittore avrebbe quindi riportato un qualcosa che lui conosceva bene, ma che sapeva non essere richiesto e compreso da altri. In questo caso significherebbe che il pittore era interessato all’ufologia e pertanto, è ipotizzabile che abbia lasciato altre tracce altrove. In questo caso, quegli ufo sono un chiaro messaggio ai posteri. 

Sotto ho riportato alcune antiche ciotole rovesciate, per meglio rendere l’idea. Occorre ammettere che vi sono punti di similitudine coi presunti ufo nella parte superiore, ma occorre notare che le ciotole quando sono rovesciate hanno la parte aperta di sotto, mentre quei presunti ufo nel dipinto, sono chiusi e questo, è un particolare non da poco. Strano che non sia stato notato dal Cicap.

4- Ciotole capovolte

A sostegno dell’ipotesi ufo nel dipinto, si può anche evidenziare il fatto che spesso sono state viste (nei casi di avvistamenti ufo) delle luminosità  prevalentemente bianche, uscire dagli ufo maggiori. Luminosità che poi cambiavano colorazioni generando effetti similari alla presunta minestra. Pertanto queste sono similitudini a favore della tesi possibilista. 

Un forte elemento a favore, è il carro di Elia. Carro che, in tempi recenti, sempre più è interpretato come mezzo volante, la cui rappresentazione dell’essere tirato da cavalli, è unicamente un modo simbolico per dire che viaggia in cielo tra le nuvole. Sempre di più è considerato un mezzo volante rappresentato in base ai tempi di allora, un carro degli dei. 

Carro degli dei, nel linguaggio odierno, significa carro delle entità aliene. Tornando alla capacità dei pittori di rappresentare in modo allusivo e velato, si potrebbe ipotizzare che in questo caso l’artista si è sbizzarrito. Grande carro volante sopra, tondi carri volanti o clipeus (come dicevano i romani) sotto, dal quale escono le tipiche sfere delle singole entità dai filamenti bianchi. Manifestazioni che generano la presunta minestra dagli effetti cromatici, ben noti in ufologia. Se così è, la parola minestra è completamente fuori posto; ma il fatto che questa sia la posizione del rappresentante del Cicap, ci offre la certezza che così dovrebbe essere.

Seconda disputa

5- In palazzo Besta

Nell’affresco sopra, presente nel cortile di Palazzo Besta, compare una figura in nero che ha attirato l’attenzione ed è oggetto della disputa. Secondo Riccardo vi sono aspetti che richiamano alla mente gli alieni. Secondo Diego si tratta di pura fantasia. A parere mio non vi è prova assoluta che si tratti di rappresentazione di alieni, ma neanche che non lo sia. Vi è da dire che la figura spicca in modo alquanto pronunciato, nell’immagine velata e sbiadita del dipinto. 

Farebbe pensare che, o è stata aggiunta a posteriori, oppure intenzionalmente è stata prodotta così evidente. Io ho visionato numerose fotografie di entità aliene riprese in Valtellina e, posso affermare con certezza, che questo genere di volto alieno è presente oggi.

6- Foto di realtà valtellinese

I tre particolari sopra, sono tratti da foto fatte in Valmalenco. Come si può notare la somiglianza è notevole, sia per quanto riguarda la conformazione del volto, sia per gli occhi particolari, ma anche per il corpo in nero. Pertanto ritengo legittimo l’accostamento ipotetico che Riccardo ha fatto; anche per il fatto che poco si addice un corpo nero umano così evidente in un dipinto molto velato. Così come poco si addicono gli occhi così neri, obliqui a salire lateralmente, dell’uomo e della donna al pozzo.

7- Volti e pareidolie

Se osserviamo l’alieno in nero, non possiamo non fare alcune considerazioni. Se un pittore produce un volto del genere, significa che questo intende fare. Perché quindi riprodurre un volto del genere? Non certo perché è un pittore scadente. Se lo fosse stato non avrebbe compiuto l’opera che possiamo vedere. Come afferma Diego Cuoghi, “Un artista non si sveglia una mattina cambiando il suo modo di dipingere per poi tornare allo stile consueto qualche mese dopo”. Io aggiungo “Quanti e quali artisti hanno presentato in questo modo degli esseri umani in altri dipinti?” (Chi ne avesse notizia, è pregato di segnalare)

A parere mio, una sola può essere la spiegazione. Quel pittore aveva avuto occasione di vedere delle entità uguali o similari, a quelle riportate nei tre particolari sopra. Allora non esisteva la fotografia per riprenderle e immortalarle come si fa ora. Non potevano bastare le tipiche voci di paese o eventuali racconti da folklore popolare. 

Solamente se viste direttamente, potevano essere immortalate in un dipinto. Ovviamente chi è testimone di un avvistamento del genere, ne rimane colpito. Prova il forte desiderio di comunicarlo ad altri; ma queste cose sono dalla massa, poco comprese oggi, figuriamoci allora. L’artista decise quindi di mettere questo messaggio nel suo dipinto, ecco perché quella figura è stata dipinta in modo così evidente, in un contesto alquanto evanescente. 

Come a voler dire che questa, nonostante l’apparente assurdità, è verità. Per quanto riguarda la confutazione dell’ipotesi di Riccardo, fatta da Diego, io resto basito! Non solo la pretesa di confutare gli ufo mediante i piatti di minestra che dimostrano ben altro; ma la pretesa di confutare la presenza aliena ritenendo che Riccardo intendesse la donna al pozzo, mentre invece intendeva l’essere che gli sta alle spalle! 

Terza disputa

La terza disputa, ancora riguarda Riccardo Magnani e Diego Cuoghi. L’oggetto della diatriba è la mappa sottostante esposta sempre nel Palazzo Besta. Poco si parla di questa mappa, mentre invece se ne dovrebbe parlare molto di più, data la sua importanza. Il perché è molto semplice. 

Cristoforo Colombo scoperse l’America nel 1492, dicono i libri di storia. Si afferma che prima non si conosceva l’America, quindi non poteva essere presente sulle mappe dell’epoca. Si insegna nelle scuole, che Colombo fosse convinto di aver trovato le indie, mentre invece aveva casualmente scoperto l’America.

8- Interno palazzo Besta

Ebbene, questa mappa, la quale fa vedere chiaramente l’America nella sua naturale posizione, è del 1459, o perlomeno così si afferma. Pertanto i conti non tornano, in quanto qualcuno non ha detto il vero, oppure è male informato. Diego Cioghi sostiene che la mappa è invece del 1545, così come è sostenuto in Wikipedia. 

Ovviamente l’informazione ufficiale e di sistema, non può permettere divagazioni complottistiche del genere e, i conti devono tornare comunque. Io non ho approfondito l’argomento in misura tale da poter esprimere un giudizio affidabile e, non intendo approfondirlo, per questioni di tempo. Intendo però segnalarlo ai lettori, in quanto può appassionare gli interessati. 

Negli ultimi tempi, sempre di più si va affermando l’idea che l’America non sia stata scoperta da Colombo, ma che in precedenza già se ne conoscesse l’ubicazione. Colombo quindi sarebbe nient’altro che la figura utilizzata per comunicare al mondo questa notizia, senza dover spiegare per quale motivo non si era fatto prima.

Conclusione

Ringrazio Marina G. per l’invio del materiale e per aver attivato il dibattito. Faccio presente che il materiale a carattere ufologico riscontrato a Palazzo Besta, non è tale da potersi affermare con certezza assoluta che di ufo e di alieni si tratta. Certamente però, una serie di indizi legittimano l’ipotesi circa la loro rappresentazione. 

Nel caso che si tratti di pareidolia o di casualità, l’argomento si potrebbe anche accantonare; ma ciò dovrebbe essere dimostrato. Propongo invece ai lettori che mi seguono, una strada diversa che si basa sulla seguente logica: Se in passato in Valtellina hanno visto e ciò che è presente a Teglio ne è una prova, è poco probabile che non vi siano tracce ufologiche altrove. 

Invito pertanto ad osservare con attenzione i vecchi dipinti in chiese e non solo. Le opere artistiche, statue e rappresentazioni di ogni genere, nonché incisioni e graffiti sulle rocce. Gli antichi libri e la passata tradizione popolare e poi, fatemi sapere. Certamente se in vallata dovessero emergere altri elementi a conferma, anche quelli di Teglio assumerebbero maggior valore.

Prima di chiudere, esprimo quello che fu il mio primo pensiero osservando il dipinto del carro di Elia: “Carro di fuoco o ufo, lascia la Terra per la Luna. Lascia sotto e dietro di sé, evidenziandoli, alcuni aspetti in relazione all’umanità e alla moralità. Da sinistra a destra, lascia in terra l’abbondanza, il lusso, il potere, la nobiltà, mediante il palazzo nobiliare. Poi lascia in aria dei volti umani, con estetica da rettile. Perché non lasciarli striscianti a terra e quindi riconducibili all’essere umano? Posti così, possono richiamare delle presenze eteree o aeree, di carattere negativo.

9- Strani serpentelli con volti

Segue poi quell’ammasso di ami. Questi servono per adescare. Adescare chi? L’essere umano? Quindi gli esseri alieni negativi adescherebbero gli umani? Seguono poi i presunti ufo o ciotole. Quindi mediante questi adescherebbero? Seguono poi tutta una serie di oggetti tipici e forse inutili degli umani. Il Duca Astolfo, il personaggio assieme ad Elia, andando alla ricerca del senno perduto, si lascia alle spalle tutto questo. 

Si intende dire che per recuperare il senno, occorre lasciarsi dietro ogni tipo di forma deviante, tipica dell’umanità? Nel frattempo però, nella rappresentazione del potere e del lusso, quindi nella dimora nobiliare, le persone sono impegnate ciascuna a modo proprio. Una però pare rendersi conto di quanto sta avvenendo in cielo; infatti la si nota particolarmente attenta nel guardare la scena.

10- Qualcuno guardava e vedeva

Quest’uomo che scruta il cielo, particolare di sinistra, mi ricorda la scena del particolare di destra, tratta da un dipinto di Domenico Ghirlandaio nel 15° secolo. Dipinto detto della Madonna e di Giovannino. Il dipinto si trova attualmente esposto nel Museo di Palazzo Vecchio a Firenze. 

In questo caso è praticamente certo che l’osservatore sta osservando quell’oggetto volante. Nel caso di Besta, la cosa è meno certa; ovviamente però attrae attenzione. Chi intendeva rappresentare il pittore, mediante una figura così nettamente evidenziata? Intendeva dire che solamente poche persone vedono? Ha rappresentato se stesso? 

Intanto sulla collina dietro il palazzo, compaiono figure che è difficile stabilire se sono umani o sono alberi. In entrambi i casi dovrebbero essere in verticale, mentre invece pendono stranamente dalla parte opposta in cui pendono gli alberi veri. Il vento sta inclinandoli a destra, queste figure vanno invece sinistra. Cosa significa? Sono però figure, poco importanti e distanti da tutta la scena. Uomini come alberi?”.

11- Moneta che testimonia





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