Le domus de janas 

Le domus de janas dal linguaggio sardo se tradotto in italiano significa “casa delle fate”. Sono caratteristiche realizzazioni in pietra che si trovano abbondanti in Sardegna, ma anche in molte altre parti del pianeta con altri nomi come ad esempio “buca delle fate nella zona etrusca” oppure “ camino delle fate” in Turchia etc. La foto sottostante ci fa vedere una tipica domus de janas sarda, quella che ha motivato la mia ricerca in questo ambito. 

Immediatamente la domanda: perché un ricercatore in ambito ufologico, nonché gestore di un blog indirizzato all’ufologia, al paranormale, ora procede in questa direzione? Occorre dire che definire queste costruzioni quali “case delle fate” ha un certo fascino che va nel profondo e, fa presagire un seguito interessante per un blog come questo. Fate, folletti, entità, uomini blu etc.

La sottostante foto mi sconcertò poiché immediatamente sorse la domanda: quante ore lavorative occorrono ad un comune essere umano, con a disposizione gli strumenti di allora,  per scavare un riparo del genere?  Andai alla ricerca delle risposte e la prima cosa che ancora mi sconcertò, fu che in base alla  versione storica/archeologica attuale, le domus de janas sono tombe. Non per nulla le zone in Sardegna dove sono presenti, sono generalmente indicate quali “necropoli”, senza portare alcuna prova certa a conferma

1- Domus de janas cardedu

Mi rendo conto che ho un brutto difetto, perché nel tentativo di ottenere risposte, pongo continue domande e, la seguente è: ma se gli abitanti della Sardegna erano motivati e in grado di costruire in quei tempi tombe del genere, cosa mai avranno costruito in fatto di abitazioni?

Vado alla ricerca e riscontro che anche in Sardegna, come peraltro in gran parte su questo pianeta e ovviamente in Italia, in quei tempi la popolazione viveva in sorta di capanne con tanto di muretto quale base più o meno alto e, con legno, canne e/o frasche al di sopra, quando non riporto di terra che diventa simile a prato. Quindi altra domanda: per quale motivo in Sardegna costruivano tombe così tanto impegnative dal punto di vista lavorativo, mentre concedevano molto meno alle abitazioni?

2- Pinnetta sarda

Non posso supporre che i sardi fossero tanto sprovveduti. L’essere umano nasce e, come prima necessità deve togliersi la fame, poi deve preoccuparsi di sopravvivere e ciò comporta che abbia un riparo dal freddo e dalle intemperie dove stare, riposare e dormire; poi eventualmente, ma molto poi, si preoccuperà di dove e come saranno poste le sue spoglie.

Oggigiorno si va affermando la cremazione con tanto di cenere conservata in urna, oppure dispersa al vento oppure in mare. In un passato recente prevaleva la sepoltura dentro bare, ma queste presentano il problema dello spazio che occupano. Se andiamo indietro nel tempo, scopriamo che era prevalente incenerire i defunti e utilizzare l’urna per conservarne il ricordo. In precedenza i defunti si bruciavano sulle pire oppure si seppellivano direttamente, dipende dai luoghi.

3- Comparazione Sardegna/Turchia

Stabilito il fatto che è più importante dove e come vivi ora, rispetto al dove sarai dopo la morte, occorre domandarsi per quale motivo non è così per i sardi. I conti in Sardegna non tornano, ma per rendersene conto, occorre osservare le due soprastanti foto. Poi occorre tenere presente cosa dicono i ricercatori archeologi sardi non allineati alla volontà di sistema, o meglio della santa inquisizione romana. Costoro asseriscono che le domus de janas non sono tombe ma abitazioni del passato.

La soprastante foto 3/A di sinistra ci fa vedere quanto presente a Prunittu (Oristano-Sardegna), mentre quella a destra proviene da Goreme/Cappadocia (Turchia). Vi è tanta differenza? Dove in Turchia ci abitavano e ancora ci abitano, in Sardegna ci mettono i defunti e sono tombe. Domanda: dove sono tenuti i corpi dei defunti trovati nelle domus de janas? Ricordo che comunque non basta aver trovato un defunto dentro una casa per dire che quella casa è stata costruita come tomba!

4- Ardauli. Perché asportare così tanto?

La soprastante foto scattata ad ARDAULI (Sardegna) è spettacolare, in quanto ci fa vedere che davanti all’entrata e alle finestre è stata esportata una grande quantità di materiale (osservare la diversa e più recente colorazione della roccia, rispetto la roccia con ossidazione naturale). Ora la domanda diventa: quanto materiale tra l’interno e l’esterno della domus è stato asportato? Quanto avrebbe inciso il tempo necessario in relazione al tempo disponibile della vita media di un essere umano che allora era di 35/40 anni? Quale senso ha se si tratta di tomba e quale se si tratta di abitazione?

La risposta è palese sia osservando quanto presente in Sardegna, quanto osservando la Cappadocia. Asportavano il materiale davanti alle entrate per poter restare riparati davanti alla porta o affacciati alla finestra e non avere rientro di pioggia, esattamente come si fa ancora oggi.Lasciamo momentaneamente ora le domus de janas, per evidenziare il fatto che mentre queste venivano costruite, in Sardegna vi erano i giganti e, a nulla serve ridicolizzare il tutto. La prova che i giganti sono esistiti traspare ovunque e, nessuno può cancellare il periodo megalitico. Se ci affidiamo alla tesi ufficiale, il periodo megalitico sarebbe avvenuto tra il 4.500/1.500 a.C.

Le domas de janas sono generalmente datate 4.000/2.200 a.C., pertanto sarebbero state costruite grossomodo nello stesso periodo in cui è avvenuto il periodo megalitico. Ciò significa che mentre qualcuno, ovvero si suppone i giganti, ma la prova non è certa in assoluto, costruivano opere ciclopiche, altri costruivano le domus. Le domus non potevano essere costruite dai giganti per i giganti, per il semplice fatto che all’interno i giganti non ci potevano stare. I giganti della fase iniziale erano alti sino a oltre sette metri, poi sono andati progressivamente decrescendo sino a perdersi geneticamente tra la popolazione comune nel periodo nuragico e oltre.

5- Un lavoro immane.

A questo punto il lettore penserà: mentre i giganti lavoravano da una parte, dall’altra gli abitanti della Sardegna costruivano le domus. Ebbene, le cose non sono certamente andate così. Se le datazioni ufficiali sono corrette, l’essere umano entra nell’età del ferro intorno al 1300 a.C. quando già le domus de janas non erano più costruite e ciò significa che furono costruite in precedenza nell’età del rame e poi del bronzo. Ora io vorrei vedere i rappresentanti ufficiali della storia e dell’archeologia, assieme ai rappresentanti della chiesa romana, con tanto di scalpelli di rame e poi di bronzo, create quanto presente in queste foto.

Se ne sono resi conto pure loro che la tesi degli scalpelli di bronzo non reggeva, ma che generava al limite solamente facce di bronzo; pertanto hanno propinato la tesi in base al quale l’uomo di allora era in grado di lavorare la pietra, servendosi di pietra più dura di quella da scavare! Benissimo, allora gli stessi di prima sono invitati a dimostrare oggettivamente.

Se però si era nel periodo del bronzo ed i sardi si costruivano le abitazioni con tanto di muretto, legno e frasche; chi costruì le domus de janas che in alcuni casi sono decisamente più piccole? Non ne abbiano a male i sardi di oggi, ma le domus sono state costruite da una etnia umanoide che precedette l’uomo come lo conosciamo oggi, che comunque non era quella dei giganti, ma semmai di esseri molto più piccoli. Se però l’uomo comune poteva vivere in casupole pietre e legna, sorge la domanda: perché altri non potevano fare a meno di costruirsi abitazioni scavando nella dura roccia?

6- Domus di Alghero

In Sardegna ma un po’ ovunque nel mondo, nel periodo che va dal 4500 a.C. al 2000 circa, secondo le datazioni fatte passare, è esistito il costruttore di DOLMEN. Il costruttore di dolmen è esistito più o meno nello stesso periodo dei costruttori delle domus de janas e pertanto nel periodo dei giganti e dei megaliti.

Un essere umano comune dispone di una forza che gli consente di alzare circa 80 chili. Se da solo nella migliore delle ipotesi può spostare con leve e artifizi vari, massi di due quintali. Nella migliore delle ipotesi quattro umani assieme alzano tre quintali. Diventa evidente il fatto che i dolmen non sono stati costruiti dai comuni mortali e ancora meno possono essere tombe.

I dolmen sono certamente costruzioni megalitiche, pertanto il pensiero comune è che sono opera dei giganti, ma questa tesi non regge. In Russia dove vi sono molti dolmen si dice: se i dolmen sono opera dei giganti, li hanno costruiti per i nani! Questa affermazione è perfettamente centrata, perché i giganti, ammesso che avessero la forza e la motivazione per costruirli, non avrebbero potuto entrarci da vivi e neppure da morti.

Supponendo che i giganti del primo periodo avevano una statura quattro volte quella media umana, teoricamente avevano una forza di sollevamento pari a  kg. 80×4 = 320. Ora la domanda: come potevano allora spostare blocchi di pietra di molte tonnellate? Le due sottostanti foto riprendono due tipici dolmen della Sardegna, dove il riparo di destra è stato scavato e fatto passare per la rappresentazione del toro. 

7- Dolmen

Supponiamo che quattro giganti vogliono alzare e mettere il tetto al dolmen di sinistra, quanti chili potranno alzare? Teoricamente 320×4=Kg 1280. Supponiamo pure che fossero molto forti, comunque il conto non torna. Ora la domanda: quanti giganti sono stati necessari per alzare il soprastante lastrone oppure la sottostante architrave?

La morale della storia è che neppure i giganti possono aver costruito manualmente le opere ciclopiche presenti su tutto il pianeta. Quindi ciò significa che se sono stati i giganti, costoro disponevano di tecnologia in grado di sollevare. Per questo motivo qualcuno ipotizza la presenza di antigravità o levitazione e, la possibilità di tagliare e asportare facilmente la roccia superflua. Tornando però ai dolmen, che non erano tombe ma ripari, sono stati costruiti da esseri di piccola statura, altrimenti non ci sarebbero potuti entrare e stare, esattamente come per le domus de janas. Pertanto tutto questo ci porta nella direzione in base al quale una etnia di piccoli umanoidi, disponeva della forza oppure della tecnologia atta a costruire il megalitico. Chi erano costoro?

8- Nuraghi

Chi erano costoro ancora non è dato sapere, ma possiamo tentare di avvicinarsi andando a considerare dei particolari generalmente ignorati e, lo possiamo fare mediante la seguente costatazione: mentre i comuni mortali umani si costruivano ripari con muretto, legna e frasche, una diversa etnia umanoide ma coesistente, aveva la necessità se intendeva stare all’aperto, di porsi una consistente difesa sopra la testa. Le lastre sopra i dolmen non erano poste per difendersi dalla pioggia, ma da ben altro che andremo a scoprire e, neppure le domus de janas erano sufficienti. 

L’alternativa allo stare sotto i dolmen oppure alle domus de janas, era non stare all’aperto, ma andare sotto terra, pertanto ora andremo a scoprire se sotto terra troviamo traccia di esseri non umani che si sono costruiti i loro ripari. Il posto ideale per andare a scoprirlo è nuovamente la Cappadocia, dove è esistita una etnia come quella umanoide pre/nuragica sarda. Chi vuole avere un’idea circa cosa si scopre sottoterra, faccia una visita qui: https://www.presenze-aliene.it/derinkuyu/

La sottostante immagine 9/A ci fa vedere alcuni interni della città sotterranea di Derinkuyu, mentre la 9/B ci fa vedere l’interno di una domus de janas sarda. In quel periodo è esistita una etnia umanoide che non aveva alcun problema nello scavare la roccia, asportarne il materiale, sollevare enormi pesi. Neppure nessun problema per quanto riguarda il lavorare o vivere al buio sottoterra. In Turchia sono presenti gallerie sotterranee lunghe diversi km. che collegano città sotterranee una con l’altra. Domanda: ma il buio non era un problema? Nelle foto ora è tutto illuminato, ma allora come stavano le cose?

9- Derinkuyu e comparazione

Lasciamo per il momento la questione illuminazione, ricambio dell’aria, approvvigionamenti, scarichi etc., torniamo in Sardegna per avere conferma che anche qui qualcuno ha scavato sotto terra. Non è un problema avere facile conferma del fatto che sotto le principali città sarde esiste un corrispettivo nel sottosuolo. La spiegazione ufficiale è che in tempi relativamente recenti, ovvero da quando è comparso il cristianesimo, costoro andavano a pregare sottoterra, poi ci dicono che i sotterranei sono stati utilizzati quali bunker di difesa etc. e nulla traspare della ipotesi in base al quale quei sotterranei potrebbero essere molto più antichi, seppure poi adattati e utilizzati in tempi più recenti

SINTESI FINALE DI QUESTO ARTICOLO

La storia umana è sempre stata scritta da chi in quel momento deteneva il potere e, questo vale anche oggi. Chi detiene realmente il potere non si presenta mai nella vera veste, ma gestisce mediante le teste di legno o sottoposti, restando nell’ombra. In questa occasione le teste di legno  sono il potere politico, militare, scientifico, religioso, mediatico e per quanto ci riguarda in questa occasione, anche storico e archeologico. 

Il potere non vuole che la massa si raccapezzi. In piena coerenza con questa logica, le teste di legno hanno sentenziato che la massa deve credere che in un passato neppure tanto remoto, le popolazioni praticavano barbaramente il culto e l’adorazione dei defunti e facevano riti sacrificali, sino a quando è arrivato a mettere un po’ di ordine il salvifico cristianesimo. Per questo motivo  erano tombe le piramidi, i dolmen, le domus de janas etc. ed il dolmen della foto 7/B è diventato un toro! Ora però si è chiarito che i dolmen erano dei ripari, i nuraghi erano torri fortificate, le domus de janas erano abitazioni di una cultura preesistente all’uomo come lo conosciamo oggi. Non per nulla compare all’orizzonte il mito degli “uomini blu”!

A questo punto sarebbe opportuno che in merito alle indicazioni stradali delle domus de janas, dalla Sardegna scomparisse la cartellonistica stradale con la dicitura “ necropoli di…” e comparisse la scritta “ antica metropoli di”. E così pure si facesse un po’ di pulizia in rete.

A questo punto onde portare prove più consistenti circa quanto in precedenza affermato, sorge la domanda: quale o quali etnie umane o umanoidi hanno costruito tutto questo e per quale motivo avevano la necessità di difendersi al punto da nascondersi sottoterra dopo essersi difese sotto le lastre di pietra e le domus de janas? 

presenzealiene@gmail.com

Condividi questo articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *