Poste da Elena Collu una serie di domande inerenti l’esistenza umana, formulate alcune risposte, ora si è giunti al tentativo di dipanare nel profondo. Dipanare può significare svelare oppure giungere al dunque. Io penso dunque sono è una delle frasi più ricorrenti; ma appena ci si domanda cosa io sono, la complessità e la profondità genera un quesito arduo da superare, quantomeno in modo soddisfacente.
Se poi si vuole andare ancora oltre l’affermazione “io penso”, possono seguire le domande: cosa è il pensiero? Oppure: io umano sono il creatore del pensiero che utilizzo, oppure sono esclusivamente l’utente? In termini di responsabilità la differenza è enorme. Per il momento ignoriamo però quest’ultima parte puramente provocatoria.

Certamente si può accettare l’affermazione “Io penso dunque sono”; ma immediatamente sorge la domanda: cosa sono? Sono quanto per secoli ha sostenuto la Chiesa, ovvero una creatura di Dio al quale debbo fede e sudditanza, oppure sono una creatura figlia della casualità e della evoluzione della materia? Quindi la materia morta avrebbe in sé la potenzialità di poter creare la materia viva ed intelligente?
In entrambi i casi noi esseri umani siamo quindi dei sottoposti, delle creature che avrebbero la responsabilità di essere ciò che sono, quando così invece sono state generate da causa esterna. Dio crea in me il peccato e poi mi giudica peccatore. La materia in grado di generare l’intelligenza, mi genera immerso nei pensieri più profondi, ma pure nella pochezza più blasfema; dopo il quale ci troviamo a dover rispondere e dipanare.
I CONTI NON TORNANO
I conti non tornano, pertanto tento di dipanare passando per altre strade. La religione non mi ha detto come stanno le cose, mi ha semplicemente detto quanto dovevo credere in funzione dell’interesse della religione stessa, pertanto basta religione poiché questa non è la strada che porta alla meta.
La scienza, ma meglio è dire l’informazione, ci ha fatto credere in un qualcosa che non è assolutamente il meglio di quanto la scienza stessa conosce; ma semplicemente quanto i gestori della massa hanno stabilito concedere, ovvero la narrativa da far passare.
Ci troviamo pertanto di fronte ad una trappola mentale alternativa a quella religiosa; comunque inculcataci in funzione del fine da ottenere. La scienza ad alto livello, dispone di ben altro. Pertanto ora andiamo a considerare quanto la scienza ad alto livello perfettamente conosce, ma mediante la pilotata informazione di massa si dimentica di condividere adeguatamente.

REALTA’ MEDIATA
Quando si va a considerare quanto la scienza ha raggiunto in fatto di ricerca in merito alla realtà umana, tra le altre cose si riscontra il concetto di: “realtà mediata”. Quindi la domanda: cosa è la realtà mediata?
Io non ho titolo per rispondere, poiché non sono nato imparato e neppure ho conseguito adeguato titolo di studio. Se però i titolati appaiono in tv per inculcare blasfemie e non per informare; io mi ritengo legittimato ad esprimere la mia posizione! Veniamo al dunque.
Il concetto di realtà ha sempre occupato un ruolo centrale nel pensiero filosofico e pure scientifico. Tradizionalmente, la realtà veniva intesa come l’insieme delle cose e dei fenomeni che esistono indipendentemente dalla nostra percezione, un “mondo reale” oggettivo accessibile attraverso i sensi e la ragione. Questa visione è nota come realismo classico, si basa sull’idea che l’universo posto là fuori, ha uno stato oggettivo, definito ed uguale per tutti, che possiamo conoscere in modo diretto o indiretto tramite strumenti di osservazione e misurazione. Nessuna eccezione è posta in merito al fatto che la realtà possa essere non univoca per tutti gli esseri umani.
Con l’avvento della fisica moderna o quantistica, questa concezione di realtà viene profondamente messa in discussione se non frantumata. La fisica quantistica ci introduce ad un livello di profondità e di complessità in cui le particelle atomiche non sono affatto materia, ma dei “quantum” di energia che poi vanno a generare l’apparenza materiale.
E’ stato scoperto il fatto che le proprietà di queste particelle subatomiche, non sono definite fino a quando non sono osservate! In questo contesto diventa fondamentale il ruolo dell’osservatore il quale genera il così detto “collasso d’onda” (qui lo dico e qui lo nego, il collasso d’onda altro non è o sarebbe che l’azione posta in essere dal corpo umano quale simulatore di realtà, mediante la strumentazione disponibile. Questo è il vero mediatore, creatore della realtà mediata!)
Quindi la realtà non è un’entità oggettiva e indipendente posta là fuori, ma una versione mediata dall’interazione tra l’osservatore e quanto osservato. Emerge così il concetto di realtà virtuale, quale nuova interpretazione della nostra percezione del mondo.
Riscontrata detta possibilità (ovvero la realtà è virtuale e relativa, pertanto replicabile sebbene a livello inferiore rispetto quanto ci è superiore), la ricerca umana si è posta in essere per replicare; motivo per il quale gli umani hanno oggi a disposizione la possibilità di generare forme di virtualità. La realtà virtuale, creata attraverso simulazioni digitali, rappresenta un mondo artificiale che può essere indistinguibile dall’esperienza reale, ma che in realtà è costruito mediante un’interfaccia mediata dai sistemi informatici e dall’interazione umana.
Questa idea sottolinea come la nostra percezione del mondo possa essere influenzata e creata dall’ambiente digitale, portandoci a riflettere sulla natura stessa della realtà e sulla nostra capacità di riconoscerla o generarla.
IL RUOLO DELLA MEDIAZIONE
Il passaggio fondamentale tra il concetto classico di realtà e quello quantico o virtuale risiede nella modalità di acquisizione dell’informazione. Mediante il paradigma classico, l’acquisizione di dati avviene in modo diretto e oggettivo: i sensi e gli strumenti di misura ci forniscono un’immagine del mondo esterno. Tuttavia, con la fisica quantistica, questa acquisizione diventa mediata e più complessa: ogni misura è un’interazione che modifica lo stato del sistema, e l’osservatore diventa parte integrante del processo.

Nel mondo virtuale e digitale, questa mediazione si amplifica: la realtà viene creata e sperimentata attraverso simulazioni e interfacce, che agiscono come “simulatori umani”. Questi sistemi mediano la nostra percezione e conoscenza del mondo, rendendo la realtà un’esperienza non più oggettiva, ma soggettiva e costruita. La nostra interazione con ambienti virtuali ci mostra come la realtà, in senso ampio, possa essere influenzata dalla tecnologia e dalla nostra stessa interpretazione sensoriale.
Detto mediante altre parole, la così detta percezione sensoriale umana non dice cosa vi è là fuori, ma ci dice cosa dobbiamo credere che vi sia, per portare avanti questa virtuale esperienza di vita! Ciò comporta il fatto che noi umani viviamo una realtà mediata e virtuale sebbene creduta reale!
IL SEGUITO DELLA STORIA
A questo punto spunta la domanda: quale è il senso di tutto ciò?
Ebbene, non me ne vogliano i diversamente impostati, ma occorre riconoscere che se noi umani non avessimo opportunità di vivere questa realtà mediata e virtuale, non avremmo la possibilità di sperimentare questa vita e pertanto non si potrebbe acquisire il retaggio del vissuto, pertanto il personale stato di coscienza.
A nulla serve che gli umani accusino Dio, il Padreterno o chi per lui, poiché l’esperienza della vita umana, seppure nella apparente assurdità, è cosa estremamente utile all’essere umano. Per quanto tu essere umano possa dissentire, devi ammettere che non hai cosa migliore di questa vita. Ovviamente questa logica non è condivisa da tutti coloro che vivono la vita con disinteresse o sofferenza. Ecco perché un giorno un saggio disse: nella vita diventa necessario soffrire per capire, quando non si vuol capire senza soffrire!
REALTA’ MEDIATA E UFOLOGIA
Essendo il presente blog improntato all’ufologia, diventa doverosa la domanda: come si rapporta l’ufologia rispetto il concetto di realtà mediata? Ecco la risposta:
Se tu ti rapporti alla realtà mediante il concetto classico, gli ufo sono oggetti volanti non identificati, presumibilmente provenienti da pianeti extraterrestri, oppure al limite intra terrestri ma comunque ufo dadi e bulloni. Non esiste l’aspetto trascendente, e ti ritrovi a doverlo negare.
Se invece in te prevale il concetto quantico, per il quale la realtà è virtuale e mediata, gli ufo diventano degli uap/transmidium per come oggi sono detti, pertanto oggetti virtuali e trascendenti; in grado di trascendere la fisica comunemente intesa. Questo è ben noto ad alto livello, benché poi è recitata la sacra commedia a livello di massa.
Quindi, basta con ipotetici alieni che vogliono rubarci l’anima. Basta con gli alieni che ci predano l’energia, quando invece ci troviamo dentro un contesto energetico che ci coinvolge tutti quanti, presunti predatori e predati. Tu umano sei un predatore di energia quando ti mangi il pollo, basta autodefinirsi vittime, laddove il principale aspetto del comportamento umano è l’apatia alla vita e alla verità.
CONCLUSIONE
In sintesi, il percorso dalla concezione classica di realtà a quella quantica e virtuale, evidenzia l’evoluzione nel modo in cui comprendiamo e acquisiamo conoscenza del mondo. La realtà, un tempo considerata oggettiva e indipendente, si rivela essere profondamente mediata dall’osservatore mediante i sensi ed il nostro cervello, strumenti mediatori.
Ora tu che vai cercando le risposte del vero, poni ad un fisico quantistico informato e non sottoposto, la seguente domanda: la realtà che gli esseri umani interpretano come reale e posta là fuori, è la realtà vera oppure è la versione mediata che emerge dalla mia mente e dal mio cervello?

Ecco dove si deve iniziare a dipanare, perché tu essere umano nulla hai a che fare con una realtà oggettiva e reale, ma tutto hai a che fare con una versione mediata della realtà che al momento non puoi cogliere perché non ne hai cosciente strumento.
Basta dire: perché Dio permette tutto ciò? Quale è il senso della vita posta nella sofferenza? Ora tu hai a disposizione quantomeno la possibilità teorica, che sei parte attiva nell’evolversi degli eventi. Come minimo hai una parte di co/responsabilità che devi iniziare a gestire.
Si deve iniziare a dipanare smettendo di credere ad un reale che tale non è. La causa prima o Dio non è così tanto stupida da creare una realtà come quella in cui hai creduto. Ora, seppure ancora giudicherai il Padreterno o chi per Lui, non dimenticarti mai che hai in gioco la tua componente di responsabilità. Ora non potrai più fingere e deresponsabilizzarti. A te Elena, ma a tutti quanti, è questa la mia risposta. Occorre uscire dal sogno, sebbene dopo aver dormito il necessario!