Sin dall’inizio della storia, l’essere umano ha avuto necessità di avere dei ripari, quindi ha cercato riparo sotto la roccia. Abbiamo così avuto il periodo dei cavernicoli o quantomeno così ci è stato raccontato. Costoro utilizzavano i ripari naturali, al limite cercavano di adeguarli alle esigenze, ma nulla di più. Di caverne non ve ne erano in abbondanza, non erano adatte alle esigenze, quindi in alternativa gli umani lasciarono le caverne per le capanne.
Terminò il periodo delle caverne, ma non terminò l’utilizzo dei ripari sotto roccia. Nel corso delle guerre i militari scavarono la roccia per avere fortificazioni difensive e ripari, ci passarono e nascosero pure i partigiani e, possiamo trovare ripari pure nell’alpinismo e per gli animali. In Piemonte, nella Val Grande di Lanzo è ancora possibile riscontrare il “Roc D’le Masche”, ovvero masso delle streghe. Come da foto sottostante, un enorme masso sotto il quale è presente uno splendido esempio di riparo sotto roccia.
1 il Roc D’le Masche

In questo caso il masso arrivato chissà come in quella posizione, presentò la parte antistante quale copertura naturale. Ottima situazione per ricavarci un alpeggio, quindi scavarono e spianarono la parte sottostante e ci ricavarono una grande stalla. Ovvio che in quella stalla frequentata solamente in estate, ci vissero e dormirono anche delle persone. Ciò non significa che può essere considerata una abitazione e neppure una tomba, nella eventualità che qualcuno vi sia morto.
L’indirizzo del presente articolo mira però ad evidenziare le abitazioni intenzionalmente scavate nella roccia, quindi ora andiamo in Tunisia presso Matmata. Di notte la temperatura scende e di giorno fa caldo, quindi l’abitazione nel sottosuolo mantiene una migliore temperatura sia di giorno quanto di notte.
2 Matmata

Lasciamo la Tunisia e andiamo in Iran e qui troviamo l’antica cittadina di Meymand (foto 3) interamente scavata nella roccia. Abitata ancora oggi, si fa risalire la datazione a ben 13.000 anni fa. Teniamo presente il fatto che su tutto il pianeta è possibile riscontrare abitazioni scavate nella roccia, sebbene con modalità ovvero attrezzature diverse e, pure gradi di diversa finitura.
Il tempo stringe, ma non si può non citare la Turchia e la Cappadocia, dove esistono intere cittadelle a diversi livelli nel sottosuolo, con tanto di gallerie di collegamento a diversi chilometri di distanza, Derinkuyu su tutte. Ora un particolare occorre evidenziare, ed è il fatto che mai nessuna di queste popolazioni teneva in casa i defunti. Pare una cosa ovvia, ma non lo è. Non solamente non si tenevano i defunti in casa, ma neppure erano tenuti direttamente nella roccia, poiché cosa non igienica ed inopportuna in tutti i modi, se non vietata in alcuni luoghi.
Per tenere i defunti nella roccia era necessario gestire o comporre il defunto in un certo modo. Lo si doveva imbalsamare o mummificare e porre dentro casse, a loro volta dentro sarcofaghi, che non dovevano trovarsi in zone umide causa rapida degradazione, e qui emerge l’Egitto. L’essere umano ha però sempre prediletto l’inumazione direttamente in terra oppure la cremazione con cenere posta nelle urne quando non dispersa.
3 Meymand

ANDIAMO IN SARDEGNA
Mediante la prima sottostante immagine, ci troviamo presso il sito archeologico di Prunittu di Oristano. Con la seconda foto ci troviamo presso Goreme in Turchia. In base alla versione storica fatta passare, le domus de janas sarde sono tombe, mentre in quelle di Gorene in alcune ancora oggi ci abitano, come pure è avvenuto in altre parti del pianeta. Sono i turchi che abitano le tombe, oppure i sardi a non aver capito poiché indottrinati dal sistema vigente? Lasciamo Goreme, poiché chi vuole capire ora ha la possibilità di farlo e veniamo alla prima sottostante foto.
4 similitudini tra Prunittu e Goreme

L’OSSIDAZIONE DELLA ROCCIA
Premessa indispensabile, è puntualizzare il fatto che in natura avviene l’ossidazione della roccia, ovvero la creazione di quella patina superficiale che ovunque possiamo riscontrare. L’ossidazione si realizza sempre in base al tempo trascorso, al luogo e le condizioni ambientali. Sempre però questo avviene in modo uniforme se non intervengono fattori esterni o artificiali. Dove l’ossidazione è incostante o alterata, significa che qualcosa è intervenuto scoprendo roccia che ora si palesa diversamente ossidata.
Questa premessa è necessaria per ipotizzare eventuali datazioni, ma anche per trarre riscontri relativi la sequenza dei fatti avvenuti, quindi andiamo ad osservare la prima foto sopra. Qui vediamo che la roccia non si presenta in modo normale, poiché è presente tutta una zona incavata/scavata. L’ossidazione non è coerente con la roccia circostante di più vecchia data, evidenziata nel cerchiato in rosso. Quindi ci troviamo di fronte ad una ampia zona non più presente, franata o asportata. Questo dato di fatto impone la seguente domanda: materiale non più presente per causa naturale o artificiale? Da porsi in relazione alla domus de janas o no?
La tesi sostenuta dalle sante eminenze, in base al quale sarebbe il vento a causare in Sardegna questi incavi o asportazioni, è semplicemente patetica e demenziale. Si può accettare l’idea che il vento della Sardegna è particolare, ma quantomeno questo vento dovrebbe comportarsi nello stesso modo ovunque e non andare a scavare dentro gli anfratti pure riparati, ma solamente in alcuni luoghi e non negli altri. Quantomeno dovrebbe erodere molto dove la roccia è morbida ed esposta, e poco dove è particolarmente dura e riparata.
Ora però torniamo alla foto 4/A con la seguente domanda: prima è stato asportato il materiale antistante, oppure prima sono state scavate le domus de janas ivi presenti? La risposta è semplice, poiché le finestre cerchiate in verde evidenziano il fatto che riportano un bordo il quale per logica è stato realizzato dopo l’asportazione frontale e, anche qui vi sarebbe da domandarsi per quale motivo asportare così tanto materiale se trattasi di tombe.
Quindi ora la domanda: ma dopo la realizzazione delle finestre, il maestrale non ha più eroso? Forse è il caso di meditarci su e renderci conto che l’asportazione del materiale antistante e la realizzazione delle finestre potrebbero, anzi sono, avvenute in fasi diverse forse a molta distanza di tempo. Ciò determina la domanda seguente: chi, come e per quale motivo ha asportato il materiale ora mancante? La risposta per il momento è meglio metterla in un angolo, poiché metterebbe altra carne al fuoco.
ABITAZIONI RUPESTRI O TOMBE?
Domanda: ma in Sardegna era usanza creare le finestre dove all’interno venivano depositati i defunti? Le abitazioni tipiche sarde, le così dette pinnette o capanne, non presentavano finestre mentre invece le tombe sì? Ma i sardi in vita, vivevano per la gloria dei morti pretendendo di vivere da morti dentro abitazioni che erano migliori delle abitazioni dei vivi? Lasciamo l’ironia per non perderci e andiamo oltre.
5 le finestre delle domus de janas

La maggior parte delle finestre presentano tutto intorno un bordo o cornice. Certo non è possibile sapere con certezza a cosa servisse, ma una ragionevole ipotesi potrebbe essere che quell’incavo consentiva nei momenti di necessità, di chiudere la finestra con delle tavole bloccate dall’interno. Si potrebbe pure ipotizzare che la cornice servisse da scolatoio per non portare acqua all’interno. Certo che questi sardi per i defunti si sono preoccupati proprio di tutto, mentre si costruivano il tetto delle pinnette con rami di ginepro!
Questa cornice scavata attorno a porte e finestre la si trova quasi ovunque. Supporre che le finestre e le porte così fossero fatte nell’interesse dei defunti, pare decisamente improponibile. Sono però ancora presenti nelle abitazioni ad oggi abitate.
La seguente domanda poi mette in crisi la tesi in base al quale le domus de janas erano tombe: come venivano composte le salme poi poste nelle domus de janas? Erano poste dentro bare o direttamente al suolo? In merito a questa semplice domanda, gli esperti o presunti tali, hanno mai provato a rispondere in maniera razionale? Perché questa domanda non è mai proposta? Se dei corpi umani nelle domus de janas sono stati trovati, non significa che lì erano stati inumati, significa semplicemente che lì sono defunti.
Se il defunto non era posto dentro una cassa, con l’avvento della immediata decomposizione subentrava l’odore della putrefazione, l’arrivo degli animali, l’infettazione del luogo e per conseguenza l’insorgere delle malattie infettive. Dopo la posa di alcuni defunti, il luogo sarebbe diventato inutilizzabile. L’alternativa è il porlo dentro un contenitore, ma poi il contenitore doveva essere portato dentro le domus de janas nei posti più impossibili e non ovunque poteva passare o starci.
LE TOMBE NELLA NARRATIVA IMPOSTA
Nessun ricercatore non vendutosi alla narrativa di sistema, può esimersi dal mettere quanto segue su due piatti della bilancia. Su di un piatto mette tutte quelle che in base alla narrativa di sistema sono state fatte passare quali tombe. Sull’altro piatto mette tutte le abitazioni che sono state costruite nel periodo in cui sono state costruite quelle che sono state fatte passare quali tombe. Questa soppesata palesa una illogica sproporzione, poiché palesa un vissuto umano passato con l’intento di costruire quasi unicamente tombe e non abitazioni.
Se il defunto veniva posto prima dentro una cassa in legno, poi si doveva far arrivare le casse dentro le domus de janas oppure dentro gli ipogei, e qui si scopre che stranamente le domus sono presenti in zone di non facile se non impossibile accesso. In un certo numero di casi, è possibile arrivarci unicamente calandosi dall’alto. Per di più in gran parte delle domus, una cassa da mt.1.90 non ci può stare, poiché vi sono domus alquanto piccole.
6 posizioni e sfaceli impossibili

Insomma, in base all’erudizione degli storici di sistema, il cittadino sardo era disposto a vivere di miseria dentro una pinnetta, mentre andava a scavare le domus; purché da morto potesse andare in putrefazione dentro la roccia! Sconcertante!
Ho posto più volte la domanda circa il perché queste domus de janas sono presenti in posti impossibili da raggiungere e la risposta di sistema è stata: volevano garantirsi che da morti non venissero oltraggiati i loro corpi. Teniamo sempre presente che mentre sarebbe avvenuto questo, i popoli vicini bruciavano i defunti, oppure li seppellivano direttamente nella terra.
La soprastante foto 6/A proviene dalla Turchia, la 6/B dalla Maculufa ovvero Sicilia. Entrambe le domus si trovano in zone dove l’ambiente roccioso risulta distrutto in modo non naturale. La differenza è che la domus turca così è stata costruita o quantomeno parrebbe, mentre quella siciliana così è risultante dopo lo sfacelo. Ora però gli esperti dovrebbero stabilire quando questi sfaceli sono avvenuti; poiché se per caso sono avvenuti prima che l’essere umano attuale avesse gli strumenti necessari per scavare, i conti più non tornano!
Il quesito che poi emerge è impietoso e boccia la tesi che le domus erano tombe: quante ore lavorative occorrono per realizzare le domus più grandi, scavate nella roccia più dura? Le domus, almeno ufficialmente, sarebbero state costruite sino al 2000 A.C., a partire da molto addietro nel tempo. Quali strumenti avevano gli umani per scavare? Gli esperti sostengono che la roccia si può scavare mediante roccia più dura; ma come la mettiamo quando la roccia scavata è quella più dura? Scalpelli di rame o bronzo? Piccozze? In sostanza, chi ha scavato cosa?
MASSI FUORI CONTESTO
Da quando mondo è mondo, i massi naturali si creano staccandosi dalle pendici dei monti, rotolano a valle, quindi mediante i ghiacciai oppure le piene, rotolano, si smussano e vanno verso la pianura. Se trovo un masso non smussato in pianura, oppure in cima ad una collina, i conti non mi tornano, devo spiegarmi come il masso è arrivato lì. Quel masso si trova fuori contesto naturale! L’alternativa al fuori contesto naturale, è il fuori contesto da causa innaturale.
Mediante il sottostante collage sono stati messi assieme alcuni casi in cui il masso non si trova nella posizione originaria.
7 collage di massi fuori contesto

Se noi andiamo al riscontro in Sardegna, ma pure altrove, una enorme quantità di massi lavorati si trovano fuori contesto naturale. Al passo seguente si scopre che in notevole percentuale, ci sono dei massi fuori contesto naturale al cui interno vi sono delle domus de janas. Quindi, non solamente qualcosa o qualcuno ha portato lì quei massi, ma qualcuno o prima o dopo lo spostamento ha scavato il masso! Essendo alcuni massi capovolti, prevale la tesi che erano stati scavati prima dello spostamento.
Poi si scopre che, come da foto 3/4/7/8, le domus hanno il passaggio oppure un foro che passa dietro. Quale il senso di tutto ciò dove all’interno un defunto non ci potrebbe stare? Stava con i piedi o la testa fuori?
Tra le domus presentate, la più sconcertante è la domus nove individuata dal ricercatore Luca Zampi. Questo è un masso chiaramente fuori contesto. Quando si va al suo interno si scopre che vi sono stati ricavati due giacigli. Questi dovrebbero essere orizzontali, sia che siano stati scavati per dei vivi quanto per dei defunti. Invece i due giacigli sono posti in verticale a dimostrare che attualmente si trovano nella posizione raggiunta in seguito allo spostamento con capovolgimento del masso!
Poi si scopre che l’attuale porta, è il risultato dell’ampliamento dell’originale finestra, ricavata per utilizzare il locale. Una parte del masso presenta ossidazione scura, originaria e pertanto datata molto addietro nel tempo, mentre altra parte non presenta ossidazione antica, etc.
8 domus de janas non per umani o giganti

Per chiudere, questa splendida domus de janas di Moios-Sardegna. L’evidenza è ineccepibile: le dimensioni dimostrano che non può essere una tomba oppure una abitazione per umani. Se poi le domus de janas poste nei posti impossibili lo erano affinché non potessero essere profanate, questa per quale motivo è stata posta qui?
Un dato di fatto è certo, le domus de janas non erano tombe ma abitazioni; però nelle piccole domus non ci potevano stare gli umani, quindi è necessaria altra spiegazione che, sarà oggetto di un prossimo articolo dal titolo: Chi ha costruito cosa?