Campana Maria Dolens: aspetti e dubbi

Esiste a Rovereto una campana posta in commemorazione  dei caduti di tutte le guerre, chiamata “Maria Dolens”, voluta dal sacerdote don Antonio Rossaro. La paternità dell’opera viene assegnata allo scultore Stefano Zuech. E’ la quarta campana al mondo per dimensioni, tra quelle che suonano a distesa. 

Ogni sera alle nove e trenta, dal colle di Miravalle, risuona a distesa con i suoi cento rintocchi. E’ diventata un simbolo della pace mondiale, confermata dalle 85 bandiere raccolte attorno ad essa.  Alcune bandiere sono di stati oggi in guerra  quali: Palestina, Israele, Italia, Francia ecc.; ma è noto, nel nostro mondo l’ipocrisia non manca. Le sue dimensioni sono notevoli e, fu fusa a Trento nel 1924 con il bronzo dei cannoni delle 19 nazioni che presero parte alla prima guerra mondiale. 

Venne collocata inizialmente nel castello di Rovereto. Poiché il suono non corrispondeva a quello voluto, venne nuovamente fusa a Verona nel 1939 per ritornare a Rovereto il 26/5/1940. A causa di una grave incrinatura alla quale non si poteva rimediare, venne nuovamente rifusa nel 1964, grazie al Lion Club d’Italia. Fu benedetta il 4/11/1964 da papa Paolo VI e le si dette  la nuova  e definitiva collocazione sul Colle di Miravalle. Il 18/1/1968, con decreto presidenziale, nasce la “Fondazione Opera Campana dei Caduti”. 

Ente morale con finalità di educare le nuove generazioni alla pace, alla non violenza a ai diritti umani. Ogni anno a Maggio, si svolge  il “Congresso dei Ragazzi alla Campana”. A questa manifestazione partecipano i ragazzi delle scuole medie ed elementari di tutto il Trentino ed altre scuole ospiti. Attualmente, una copia della Maria Dolens costituisce la campanella utilizzata nelle scuole italiane.

INTERVENTI SULLA CAMPANA

In tempi susseguenti all’ultima fusione, sono stati operati due interventi con inserimento di due frasi di due pontefici. Nella immagine seguente, quella di papa Giovanni XXIII: “In pace Hominum ordinata concordia et tranquilla libertas”

Nella immagine seguente, particolare della frase “ Nulla è perduto con la pace. Tutto può essere perduto con la guerra”, di papa Pio XII. Perché, se l’invito è alla pace, non si è invece scritto: “Nulla è perduto con la pace. Tutto è perduto con la guerra” Il papa pensava che la guerra può anche essere vincente?

BUSINNESS

Come si conviene nel nostro sistema vigente, non poteva mancare l’affarismo economico. Pubblicazioni, cartoline, campanelle per ogni occasione. Nella immagine sottostante, una campanella con tanto di cofanetto.  Questa versione, datata 1965, della campana Maria Dolens, presenta una modifica nella parte sottostante il ciclo della vita.

LA CAMPANA

Nella parte alta, compare la scritta “Dormite in umbra noctis, laetamini in lumine Christi, dum aere iungo populos, et vestras laudes celebro”. Sotto questa frase la campana è stata divisa in tre fasce, nelle quali si ricordano gli eroi del cielo, della terra e del mare.

Nella parte superiore appare il firmamento, con stelle piccole e grandi. Sono presenti le costellazioni come apparivano all’alba del 28 luglio 1914 quando scoppiò la guerra. Ci sono pertanto le stelle di Orione, Toro, Mercurio, Auriga e Gemelli. All’opposto si trovano invece quelle visibili al tramonto dell’11 novembre 1918, quando la guerra finì. Queste sono: Ofiuco, Ercole, Corona, Boote e Orsa Maggiore.
Al centro della campana appare l’Ecce Homo (simbolo dell’umanità tormentata e glorificata), in una doppia corona; la prima è di spine, e simboleggia la sofferenza terrena, e, la seconda di raggi luminosi, per la gloria celeste. All’opposto appare il volto molto dolce della Madonna Addolorata, la “Mater Dolens”. Tutto farebbe pensare ad una comune campana opera dello Stefano Zuech, sul quale sono poi stati operati degli interventi.

Sino a qui, l’informazione presentata è quella comunemente circolante. Ovviamente non vi è nulla da eccepire, circa il fatto che i caduti vengano ricordati con una specifica campana.

IL NOCCIOLO DELLA QUESTIONE

Il nocciolo della questione è la frase posta in alto “Dormite in umbra noctis, laetamini in lumine Christi, dum aere iungo populos, et vestras laudes celebro”. Stranamente, l’attenzione non viene mai indirizzata su di essa. Si tirano in ballo mille particolari ma, non la frase e, in particolare, colpisce la parte “laetamini in lumine Cristi”. Ho cercato di comprenderne il significato e, ho trovato che ufficialmente viene così tradotta: ”Dormite nell’ombra della notte, esultate nella gloria di Cristo, mentre col bronzo delle varie nazioni congiungo i popoli e, celebro i vostri fasti”.

La differenza è palese e  le due frasi non si possono conciliare. E’ evidente la discrepanza, la forzatura e quindi la scorrettezza. Ho fatto tradurre la frase presente sulla campana a diversi conoscitori dI latino e il risultato è stato: “Dormite nell’ombra della notte, letame nella luce di Cristo, in aria congiungo i popoli e vostra gloria celebro”

E’ evidente l’aspetto cupo che si paventa all’orizzonte qual ora questa sia la traduzione corretta. L’umanità è considerata  letame, carne da macello! A ben vedere, anche la traduzione ufficiale, seppure apparentemente addolcita, è di carattere occulto e nefasto, si gioca con le parole. Da dove è stata tratta la parola bronzo? E poi, “mentre col bronzo delle varie nazioni congiungo i popoli? Chi è che sta parlando? Chi è che congiunge i popoli con le guerre? Non certo la casualità; ma chi le guerre le impone!

Eppure non è ipotizzabile che la frase sia stata posta involontariamente o che sia un errore. L’ambivalenza, è stata scelta volutamente. Con tutti gli interventi che sono stato posti in essere successivamente alla fusione, avrebbero potuto provvedere alla rimozione di un eventuale errore. La frase pertanto è: CONSAPEVOLMENTE  INTENZIONALE e, non è stata concepita per una campana in memoria dei caduti, anche se poi si è scelto di porla a loro memoria. Nel caso una persona “gentile”, avesse scritto una frase da porre su di una campana commemorativa dei caduti, volendo usare più o meno le stesse parole, avrebbe scritto: “Dormite nell’ombra della morte, gioite nella luce di Cristo mentre coi  rintocchi, in aria congiungo i popoli e vostra gloria celebro”! E,già sarebbe molto discutibile il contrasto palese tra “ombra della morte” e “luce di Cristo”. Insomma, i caduti, devono andare nell’ombra della morte o nella luce?
Quanti di voi avrebbero scelto il termine ambivalente laetamini che si presta alla traduzione letame dal latino “laetamen” quando il termine laetamini si sarebbe potuto facilmente sostituire con un termine che non concedesse ambiguità? Ho  interpellato alcuni sacerdoti, con l’intento di farmi spiegare la frase. Le risposte sono state più o meno tutte uguali. Il termine laetamini, andrebbe inteso in base al contesto e al verbo laetor o laetare  ovvero gioire o provare gaudio.

Della campana occorre intenderne lo spirito che rappresenta i caduti per la pace e non altro! Eppure, già anche la parte iniziale “Dormite nell’ombra della notte” è  discutibile; in quanto, dal punto di vista spirituale, la nostra vita sulla terra è la notte dello spirito e non il dopo morte che, viene considerato generalmente come unione nella luce! Ma, volendo considerare il dopo morte come “notte”, perché l’invito al mantenersi pure nell’ombra? Siamo certi  che non vi è altro da comprendere, che spiega il tutto? Proseguiamo…

L’ANTEFATTO

Anni fa,  vagando tra le bancarelle dell’usato alla ricerca di curiosità, notai una campanella. E’ quella dell’immagine seguente. Destino volle, che fosse esattamente come la “Maria Dolens”, tranne  per quanto riguarda le aggiunte a posteriori e tranne  per alcuni  particolari che, io reputo importanti se non fondamentali per comprenderne l’aspetto occulto.

Il primo particolare è la forte ossidazione nonostante sia stata pulita che,  fa ipotizzare  una datazione di una certa consistenza. La campana non è recente, non porta datazione e, non è  una imitazione di quella di Rovereto in quanto non riporta le aggiunte postume. Viene da pensare che sia quella di Rovereto  una imitazione di questa. La fusione è di ottima fattura ed evidenzia una lavorazione certosina della rappresentazione esposta. 

La qualità induce a pensare che ne siano state fuse una quantità perlomeno  proporzionale. Notevole nella parte centrale, la rappresentazione del ciclo della vita: Una donna innalza suo figlio  a Dio. Il figlio diventa grande e quindi soldato, saluta i genitori e va in guerra. Il soldato muore, quindi feretro, funerale, gente addolorata, bimbi, vescovo in testa che benedice, parata militare. Davanti nuovamente la donna che innalza a Dio suo figlio e il ciclo continua  con nascite e morti, riprendendo quanto già detto.

IL BATACCHIO

Di solito i batacchi delle comuni campane di bronzo, sono di ferro dolce e in forma circolare, come appunto quello della Maria Dolens (immagine sopra). Ciò  genera il tipico suono delle campane. Nel caso della campanella in questione, il batacchio è completamente diverso e merita attenzione. Esso è di forma esagonale ed è in argento (immagine sotto). 

Genera pertanto un suono decisamente basso e diverso. Questo è il punto importante. Chi aveva necessità di quel suono? Chi è che utilizza simbolicamente e costantemente la forma esagonale? Nelle chiese cattoliche, il tema simbolico attinente all’esagono ed ai triangoli opposti è insistentemente ricorrente; ma si sa, il cattolicesimo è un prodotto occulto di origine ebraica. 

Osservando la campanella, viene da pensare che si tratti di una campanella rituale e di grande importanza, data la qualità della lavorazione. Ritualità si, ma di quale natura e per quale fine?

LA PARTE SUPERIORE

Nella parte superiore, una impugnatura costituita da sei grifoni posti in piedi che guardano verso l’esterno. Visti dalla parte superiore, (immagine seguente)si notano vagamente le teste ed i becchi. Ricorre nuovamente l’esagono e, se vogliamo essere pignoli, la stella di Davide dentro l’esagono e il cerchio del tutto.

CONCLUSIONE

La campana è stata intenzionalmente e consapevolmente imposta dall’alto sulla massa. Ha un significato apparente e uno occulto. Uno formale e l’altro sostanziale. Quello apparente induce gli inconsapevoli, ad aderire alla forma pensiero occulta. Gli autori sono da ricercarsi tra quegli estimatori del simbolismo dell’esagono e della stella di Davide. 

Non può che provenire dal mondo ebraico, considerato che sono proprio i Talmudisti a considerare l’umanità “Goym” (animali immondi) o “Gentile” (lieto, gioioso= laetamini)  del “laetamini” (concime o letame). Quando in un contesto discorsivo, viene usato un termine ambiguo e ambivalente; è perché si intende  esprimere un significato apparente, formalmente incontestabile, mentre si intende invece affermare sostanzialmente quello per il quale non si intende essere accusati.

Ps. Nel caso vi fossero lettori del presente articolo, in grado di aggiungere informazioni atte a chiarire meglio quanto esposto; sono invitati a contattarmi.

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