Ci è stato detto costantemente, che le giornate alla memoria sono necessarie per non dimenticare, affinché lo stesso errore non si ripeta! Benissimo, perbacco! Ricordiamo però senza ipocrisia, mediante questa giornata 2013 alla memoria, in base all’interesse di parte. Se le giornate alla memoria oggi, sono funzionali alla strumentalizzazione imposta dalla stessa mafia sionista che ieri ha finanziato e diretto il fascismo e il nazismo; significa che qualcuno ha fatto “doppio gioco” e non è stato detto il vero.

Per comprendere chi ha giocato sporco ai danni dell’umanità intera; occorre accertarsi mediante le seguenti domande: I finanziatori e quindi gli autori del fascismo e del nazismo; erano ebrei o non ebrei? E quando si sarà scoperto che erano ebrei; la domanda seguente sarà: Erano ebrei sionisti o antisionisti? E quando si sarà scoperto che erano sionisti la seguente domanda sarà: E’ per questo motivo che nei campi di sterminio andavano a morire gli ebrei antisionisti e non i sionisti? Per meglio comprendere cosa veramente avvenne e chi ha poi manipolato le versione storica dei fatti, propongo due interviste all’autore del libro:
“L’Asse Roma-Berlino-Tel Aviv”
18/1/2011
Intervista audio di Radio Italia dell’IRIB allo studioso italiano Andrea Giacobazzi, autore del libro “Asse Roma-Berlino-Tel Aviv”.

Andrea Giacobazzi, nato a Reggio Nell’Emilia nel 1985, dopo aver conseguito la maturità scientifica nella città natale, si trasferisce a Milano ove conseguirà, nel 2009, la laurea in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali con una tesi dal titolo: “I Rapporti Internazionali dell’Organizzazione Sionista Mondiale e del Movimento Sionista Revisionista con L’Italia Fascista e La Germania Nazionalsocialista”. Dopo la parentesi a Milano, nel maggio 2010 si trasferisce a Teramo per seguire il Master universitario di 1°livello “Enrico Mattei” in Vicino e Medio Oriente tenuto dal Professor Claudio Moffa. In questo stesso periodo, inizia a scrivere il suo libro. Vediamone le tappe insieme all’autore.
– Quando hai iniziato ad interessarti dell’ argomento?
Il mio corso di studi in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali mi ha aiutato a capire fin dalle prime lezioni quanto il Medio Oriente e, nello specifico, la questione arabo-israeliana sia uno dei fulcri attorno ai quali ruota l’intero circuito dei rapporti internazionali. Ogni conflitto, per sua natura, è un catalizzatore di scambi.
Comprendere le dinamiche della storia ebraica e sionista è di grande importanza per una corretta interpretazione di una larga parte dei fatti di attualità che ogni giorno ci sono proposti dai media. Nello specifico devo dire che, oltre a questo, mi ha sempre affascinato l’ossimoro ebraismo-sionismo-fascismo-nazionalsocialismo. Una prova che il “male assoluto”, in senso politico, è poco più di un artificio propagandistico. Nel caso non fosse così, molti risulterebbero i “contaminati” da questo “male”.
– Il tuo libro, di fatto, è una approfondimento della tua tesi di Laurea, conseguita a pieni voti presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Hai trovato difficoltà con il tuo relatore e durante il periodo di stesura tesi?
Al contrario. Se ho potuto laurearmi nell’Università Cattolica del Sacro Cuore con una tesi così “controversa” è proprio grazie alla disponibilità del mio relatore, il prof. Massimo de Leonardis. La commissione davanti alla quale ho discusso la tesi si è dimostrata molto interessata agli argomenti e, in via straordinaria, mi ha lasciato esporre per una quarantina di minuti.
– Passiamo a domande tecniche. Quali sono stati, in breve, i rapporti tra l’ “Asse Roma Berlino Tel Aviv”?
I rapporti ebraico-sionisti con fascismo e nazionalsocialismo sono tanti. Dai molti ebrei che erano esponenti di spicco del regime, ai soldati israeliti dell’esercito di Mussolini, dal gruppo ebraico-fascista che editava la rivista “La Nostra Bandiera” fino agli intensi scambi del leader sionista (e futuro presidente israeliano) Weizmann col duce, dalla scuola marittima di Civitavechia in cui verrà istituito un corso sionista revisionista, nucleo della futura marina israeliana, sino alla corrente massimalista del Brit Ha’birionim, fieramente fascista ed addirittura plaudente verso molti aspetti dell’ideologia hitleriana.
Del resto, per quanto riguarda i “tedeschi”, si arriva addirittura a casi più eclatanti:ad esempio l’Haavara (cliccare QUI per ulteriori informazioni), il grande accordo di trasferimento nazi-sionista per facilitare l’uscita degli ebrei dal Reich in direzione della Palestina, gli incontri tra i “servizi” sionisti e le autorità tedesche per favorire l’emigrazione, i campi di riaddestramento su suolo tedesco per i pionieri ebrei (i futuri coloni) facilitati dagli esponenti della gerarchi nazionalsocialista. Il gruppo revisionista scissionista del Lehi arriverà a proporre un’alleanza di guerra alla Germania: combattere al fianco dei tedeschi nella seconda guerra mondiale pur di ottenere uno stato ebraico.
Sul lato non-sionista è stato interessante vedere come gruppi di ebrei “assimilati” guardarono con attenzione l’arrivo al potere del nazionalsocialismo e si dichiararono pronti a venire a patti con esso. Alcuni tra gli ebrei “ortodossi” parvero accogliere con un certo favore quelle leggi di Norimbrega che, separando maggiormente giudei e gentili, davano nuovo impulso alla “purezza ebraica”.
– I rapporti che tu esponi nel libro, hanno avuto peso per la costituzione dello Stato di Israele?

Grazie all’accordo dell’Haavara di cui ho parlato poco fa, la Germania di Hitler divenne nel 1937 il primo esportatore nella “Palestina ebraica”. Una parte degli esponenti di spicco della marina israeliana furono formati nella “fascistissima” scuola di Civitavecchia e le operazioni marittime nella guerra del 1948 furono favorite dalla preziosa consulenza dell’ex-combattente della RSI Fiorenzo Capriotti (Xa MAS). Dai porti dell’Italia fascista si imbarcavano un numero molto alto di ebrei europei diretti in Palestina. Solo per citarne alcuni.
– Pensi che tali rapporti abbiano influito sulla Geopolitica attuale?
Ogni rapporto non resta senza conseguenze. La nascita dello Stato di Israele è stato un fatto determinante nella trasformazione degli equilibri geopolitici non solo in Medio Oriente ma in tutto il mondo. Giusto per fare un esempio: uno dei triumviri del Lehi, il gruppo revisionista scissionista che voleva scendere in guerra al fianco dei nazionalsocialisti – era Yitzhak Shamir, primo ministro di Israele dal 1983 al 1984 e dal 1986 al 1992.
– Le accuse che spesso ti vengono mosse, ti mettono sotto una luce NEGAZIONISTA, pur avendo utilizzato fonti ufficiali. Cosa dici a riguardo?
“Negazionismo” e “antisemitismo” sono due etichette che facilmente vengono attaccate addosso a chi dice qualcosa di diverso rispetto a ciò che offre il “mainstream storiografico”. Al momento, siamo ancora agli inizi, devo dire che non ho ancora sperimentato reazioni troppo squilibrate. Riuscire a guardare con serenità alla storia di oltre sessant’anni fa penso sia un fatto doveroso.
– Che programmi hai per la presentazione del libro?
Ovunque mi chiameranno. Presto anche a Milano. Volevo anche ringraziarvi per l’intervista ed augurarvi buon lavoro.
08 gennaio 2011
Rapporti tra le organizzazioni ebraiche tedesche e il Nazionalsocialismo
Di Davide Damario
Rinascita ha incontrato Andrea Giacobazzi, autore del libro “L’Asse Roma-Berlino-Tel Aviv”
D: Due anni di studi e ricerche. Cosa l’ha spinta ad addentrarsi nel rapporto che diverse organizzazioni ebraiche hanno avuto negli anni Trenta con quello che oggi vien chiamato “male assoluto”, cioè fascismo e nazionalsocialismo?
R: Principalmente il mio interesse per il Medio Oriente e per la storia europea negli anni della seconda guerra mondiale. In secondo luogo, un elemento di forte interesse che mi ha spinto a condurre questa ricerca, consiste nell’ossimoro che è presente nella domanda che mi ha appena posto. L’idea che il presunto ed ideologico “male assoluto”, insieme con i carnefici da esso generati, potesse avere non solo punti di contatto ma ampie e chiare co/appartenenze con le “forze del bene” ed addirittura con alcune delle vittime è qualcosa di non irrilevante nella comprensione del passato recente e dell’attualità. Questa complessità della storia, che va oltre le semplificazioni a cui gran parte del pubblico assiste, è stata per me una scoperta e, al tempo stesso, un forte incentivo nella conduzione del mio studio.
D: Gli elementi razziali dell’entità ebraico-sionista quanto hanno pesato nell’iniziale “vicinanza” tra sionisti e “nazi-fascisti”? Si può parlare di un razzismo ebraico spurio e laico? Quanto ha pesato in questo frangente della storia ebraica la frattura tra laici e religiosi all’interno del mondo ebraico?
R:Il sionismo nasce, all’interno dell’ebraismo, in contrasto con le posizioni religiose-ortodosse. In esso però molti elementi della “elezione ebraica” come la discendenza di sangue, la distanza rispetto ai gentili e diversi altri aspetti fortemente identitari emersi nella storia del giudaismo, finiscono per riproporsi in una chiave moderna e nazionalista: statale-nazionale o, addirittura, social-nazionale. Il razzismo ottocentesco ha certamente avuto un’influenza non trascurabile sul sionismo.
Non comprendere l’importanza della discendenza “di sangue” nell’ebraismo e l’impulso razzistico e nazionalista del diciannovesimo secolo all’interno del sionismo, significa rimuovere una parte importante delle premesse su cui si fonda l’ideale statale ebraico. Seppure con fasi diverse ed intensità discontinua, quanto appena scritto riguarda questo percorso politico da Herzl (inauguratore del sionismo politico) fino ai giorni nostri.
D: Può in breve distinguere i filoni che hanno preso contatto con i regimi di Roma e Berlino, e indicare le loro specificità?
R: Potremmo dire “3 x 2”. I tre filoni sono “ebraismo in genere”, “sionisti” e “sionisti revisionisti”, questi ultimi detti i “fascisti del sionismo” per la loro maggior comunanza ideologico-dottrinale con quelle che saranno le potenze dell’Asse. Il “x 2” indica invece i rispettivi rapporti con le due entità politiche prese in esame: Italia fascista e Germania nazionalsocialista. Facendo una grande sintesi si può dire che il mio saggio cerca di analizzare gli intensi rapporti che hanno coinvolto le più diverse organizzazioni ebraiche (religiose, non religiose, socialiste, nazionaliste, sioniste, sioniste-revisioniste) e le gerarchie politiche dell’Italia di Benito Mussolini e della Germania di Adolf Hitler.
Alcuni tra i temi affrontati sono: la presenza massiccia di ebrei tra i dirigenti dello stato fascista, il caso del giornale ebraico-fascista “La Nostra Bandiera”, gli intensi e proficui scambi tra i dirigenti sionisti e l’Italia di quegli anni in campo economico e politico, il rapporto privilegiato dei sionisti-revisionisti di Jabotinsky e le organizzazioni di regime, in particolare la nascita, presso la scuola marittima di Civitavecchia, di un corso ebraico, nucleo della futura marina israeliana.
In ambito tedesco: l’esistenza di gruppi organizzati di ebrei “assimilati” favorevoli all’instaurazione del nazionalsocialismo, la presenza tutt’altro che ridotta di esponenti di origine ebraica nelle forze armate e negli apparati di potere tedeschi, un cenno alle fonti finanziarie del regime hitleriano, i forti legami e gli importanti accordi “nazi-sionisti” tra cui l’Haavara (per il trasferimento delle proprietà ebraiche in Palestina) e gli Umschulungsläger (campi di addestramento per i pionieri sionisti presenti in Germania), le collaborazioni con i sionisti-revisionisti ed in particolare le proposte di alleanze di guerra avanzate dal Lehi al Terzo Reich in cambio d’aiuto per la creazione dello stato ebraico. A questi passaggi se ne aggiungono diversi altri ma mi fermo qui per brevità.
D: In Italia quando finisce la “vicinanza” tra sionisti e fascisti? Esiste un Mussolini amico degli ebrei e filo-sionista? Con le leggi razziali del 1938 come si pongono le emanazioni sioniste in Italia?
R: Mussolini non era estraneo a cambi di posizione, arrivò anche a dirsi “sionista” e ad atteggiarsi a “protettore degli ebrei”. I rapporti con i sionisti, come è facile immaginare, nella seconda metà degli anni ’30 saranno sempre più prossimi al raffreddamento, in particolare da quando il regime inizierà ad esprimere simpatie antigiudaiche. Va però detto che per alcuni anni, e fino al 1938, i “sionisti revisionisti” avranno un corso speciale presso la Scuola marittima di Civitavecchia.
Da questo corso usciranno diversi esponenti della futura marina israeliana. La copertina del libro consiste in una foto di questo corso con alcuni allievi che festeggiavano sotto la scritta “W IL DUCE”.
Pare che alcuni contatti “revisionisti” abbiano continuato ad esistere anche dopo le leggi razziali. Comunque sia, i “revisionisti scissionisti” dell’organizzazione “Lehi”, ebbero contatti con la Germania nazionalsocialista nel 1940-1941. In generale, tornando al discorso italiano, va ricordato che con il 1939 anche la stampa ebraica sarà soppressa.
Molto interessante, a proposito dell’evoluzione dei rapporti con l’avvicinamento delle leggi razziali, è un confronto tra Paolo Orano e Leone Carpi (leader italiano della componente revisionista) circa il rapporto sionismo-italianità-fascismo. In questa occasione Carpi arriverà a dire, parlando degli esponenti del suo movimento, che questi “furono a più riprese onorati dell’appellativo di «fascisti» da amici e avversari, perché strenui assertori di un puro ordinamento nazionale corporativo, con assoluta abolizione della lotta di classe”. Contestualmente i dirigenti revisionisti saranno classificati come “soldati italiani e fascisti”.
D: Nella Germania hitleriana come sopravvive un contatto di “sangue ebraico” finanche nelle forze armate tedesche? Quale il rapporto “strategico” tra Organizzazione Sionista e Terzo Reich?
R: Molti erano gli esponenti che nelle forze armate tedesche, per usare un’espressione diffusa al tempo, avevano almeno una parte di “sangue ebraico”. Le statistiche che ho riportato parlano di circa 150.000 unità. In relazione ai sionisti: vi era una quantomeno parziale complementarità di progetti. I nazionalsocialisti e i sionisti volevano un’Europa meno ebraica possibile. In questa ottica furono sviluppati i rapporti e gli accordi che accennavo poco fa. Un’ulteriore prova di questo si ha nel fatto che la relazione del sionismo con gli “antisemiti” era certamente precedente rispetto alla nascita del nazionalsocialismo, già dai tempi di Herzl, ebbero luogo contatti di questo tipo. (nella foto la medaglia commemorativa della collaborazione tra ebrei tedeschi e governo Nazionalsocialista.waa) La critica ebraica al sionismo non ha mai mancato di ricordare che i sionisti facevano proprio il grido dei nemici stessi del popolo ebraico: “Ebrei andatevene!”.
D: In conclusione, come crede sarà giudicato dagli storici professionisti e dalla comunità ebraica italiana questo lavoro?
R: Nell’introduzione ho chiarito che l’obiettivo delle pagine del libro sta nell’esporre ed approfondire queste relazioni positive senza avere, ovviamente, la pretesa di ridurre al mio saggio la storia ebraica degli anni ‘20, ‘30 e ’40; allo stesso tempo, svolgendo le ricerche, ho cercato di condurre lo studio rifacendomi semplicemente ai principi della libera e serena analisi storica.
Questo libro, lo dico per spiegare il percorso in cui si è formato e per rispondere alla vostra domanda è il frutto di due anni di studi svolti in diversi archivi in Italia ed in Israele. In esso ho riportato molti estratti di riviste e periodici ebraici dell’epoca. Delle 800 note presenti nel libro (oltre a quelle relative ai documenti ed agli estratti della stampa), la larga maggioranza fa riferimento ad opere di autori aventi cittadinanza israeliana o origine ebraica. In molti casi, ed in particolare in relazione alle basi teoriche del sionismo, sono stati citati direttamente testi e riflessioni degli stessi protagonisti del sionismo. Dico questo per dimostrare che sono principalmente le fonti ebraiche che hanno permesso la formazione del saggio. Al momento non vedo ragioni per cui possano scatenarsi polemiche.
Come conclusione di questa ultima risposta, vorrei anche ringraziarvi per l’attenzione che avete rivolto al mio libro ed augurarvi buon lavoro.