Da autore anonimo: Mai cosa passò sì tanto lieve, mai cosa si rivelò tanto pesante… Mai cosa tanto m’accompagnò nei momenti facili della vita, mai cosa tanto mi tradì nel momento del bisogno… puttana fu, ma l’amai comunque!
Tutti noi siamo nati e vissuti nel tempo, ora questo senza alcun rispetto, mi avverte che sta giungendo l’ora del tramonto. Certamente è stato un piacevole compagno di viaggio, ma poi a ben guardare, si scopre che non ha mai detto chi realmente era.
A dircelo ci hanno provato fior di pensatori, poeti, mistici, filosofi, docenti e/o scienziati. Pure pittori e decoratori mediante meridiane e gnomoni posti un po’ ovunque. Ora pure l’Intelligenza Artificiale si sta cimentando; ma alla resa dei conti più o meno tutti quanti sono rimasti al palo. Da qui la necessaria domanda: cos’è il tempo?
IL TEMPO COME REALTA’ FISICA
L’essere umano vive e percepisce il tempo mediante il suo trascorrere lineare: passato, presente, futuro. In alternativa si potrebbe dire che vive di ricordi posti nel passato e fantastica le cose future, dimenticandosi troppo spesso dell’attimo creativo posto nel presente.
Cosa però il tempo sia al di là delle vuote parole, nessuno ha mai veramente chiarito. Al limite, poiché l’essere umano vive in un sistema concettualmente inteso quale mondo materiale, suppone che anche il tempo lo sia, motivo per il quale poi lo considera nell’ambito della realtà fisica.
La scienza, la quale riconosce come veritiera unicamente la fisica classica e pertanto il concetto di realtà materiale, assegna al tempo assieme allo spazio, il valore di struttura di base atta al vivere umano. Sempre la stessa scienza poi asserisce che il tempo e lo spazio si possono modificare e pure piegare, onde per il quale può cambiare anche il valore spazio/tempo.
Alla domanda cosa può provare una tesi del genere, la risposta che va per la maggiore e data per scontata è “l’ovvietà”. Questo avviene mentre altri suppongono che il tutto sia unicamente una questione di “retorica” strumentale. All’atto pratico o se vogliamo riscontrabile, la prova è o sarebbe il nulla!
2 il tempo quale sapore della vita
IL TEMPO IN QUANTO PERCEZIONE UMANA
Noi umani viviamo nel tempo e nello spazio supponendo di possederne prova, ma poi nulla è possibile porre sul tavolo. Innegabile è però il fatto che noi umani percepiamo mentalmente il trascorrere del tempo e, ci sentiamo collocati in quello che è detto spazio/tempo. Da qui la domanda: ma se oggettivamente il tempo non esiste, non sarà che si tratta di una costruzione mentale? Un costrutto necessario in funzione di un fine?
Ovviamente la risposta è fornita dalla scienza, la stessa la quale sostiene che viviamo in una realtà materiale. Questa è stata la tesi imposta alla massa, questa la massa riconosce come unica e autorevole. Sino ad ora a poco è servito il fatto che fior di fisici hanno posto obiezioni, sino ad estraniarsi in un contesto tutto loro, il quale ha dato luogo alla “Fisica Quantistica”.
Seppure la tesi quantistica poggi su logiche e riscontri qualitativamente superiori alla fisica classica, il potere non riconosce tale tesi se non come orpello natalizio. Ciò nonostante la ricerca continua ed attualmente si sta affermando il concetto di “realtà virtuale” antagonista ed alternativa alla “realtà materiale”. Ora a ridosso del virtuale, compare l’Intelligenza Artificiale con la pretesa di gestire il tutto.
3- il tempo passa ma l’opera resta
DIO ED IL TEMPO UMANO
Un giorno un Testimone di Geova mi domandò perché avevo assunto posizione “areligiosa” e perché non avrei mai scelto una religione. La risposta fu: dal mio punto di vista, una religione è utile sin quando il non condividerla mi offre di meno di quanto la religione offre. Viceversa una religione è assolutamente inutile quando l’alternativa è avere di più non essendo religioso!
Dopo un attimo di smarrimento mi rispose: quindi lei è ateo, non ha alcun Dio!
Gli risposi: cosa intende lei con il termine “ateo” ed il termine “Dio”? Io non condivido il Dio delle religioni poiché i religiosi hanno strumentalizzato il “concetto di Dio”. Ciò però non toglie che io possa ipotizzare l’esistenza di una “Causa Prima”, come da concetto filosofico. Se questa che noi umani chiamiamo realtà, da un qualcosa è stata posta in essere, significa che a monte una causa ha agito in questo senso.
Questa Causa Prima non può altro che essere al di fuori del tempo; altrimenti dal tempo sarebbe limitata e quindi non più assoluta. Per giunta spunterebbe la domanda: prima del tempo della Causa Prima, cosa esisteva? Il nulla? Ma il nulla non può creare altro che il nulla, pertanto non potrebbe creare la Causa Prima oppure il Dio delle religioni. Da questo assunto emerge la posizione in base al quale la Causa Prima non può essere posta altro che fuori dal tempo. Pertanto la Causa Prima è atemporale e pure areligiosa!
A questo punto spunta la domanda: perché questo Dio o Causa Prima che sta fuori dal tempo ha posto in essere la realtà umana che invece è posta nel tempo? Il tempo, data la sua finitezza, nella vita dell’uomo ma non solo, genera dipendenza quando non paura oppure assillo se non costrizione. Perché avvilire l’essere umano mediante il tempo, quando costui prende atto che il tempo concesso è trascorso?
4 inesorabilità del tempo
PERCHE’ L’ESSERE UMANO VIVE NEL TEMPO
Considerare casuale l’esistenza del tempo svaluta la figura della Causa Prima non più assoluta. Una certa logica filosofica presuppone che invece il tempo sia l’elemento intenzionalmente posto in essere per svolgere una funzione cruciale; un “meccanismo” o “strumento” con un ruolo preciso nel contesto della realtà in cui viviamo.
Diventa pertanto legittimo ipotizzare che l’essere umano vive immerso nel tempo, poiché il tempo è quella artificiosità virtuale che funge da motore o conduttore dell’esperienza umana! La Causa Prima, questa Regia oppure se preferiamo la Matrix che ha dato luogo alla realtà umana, ha stabilito che questa deve realizzare un fine. Lo deve fare entro un confine ben delineato che noi umani chiamiamo vita oppure tempo.
Ogni essere umano nel corso della propria vita è dal tempo incentivato ad attivarsi, pena il fallimento. Basta porsi di fronte allo specchio del proprio vissuto, per scoprire che il tempo l’ha fatta da padrone. Non per nulla ora che sono anziano, guardo il mio trascorso e dico: avrei potuto utilizzare meglio il mio tempo, ma dovevo comprenderlo prima!
Questa percezione del vissuto personale, genera la sensazione di dover “essere attivi e sempre di corsa”. Fattore che non è solo una sensazione personale, ma che riflette una realtà in cui il tempo è il parametro che incalza ogni azione e decisione.
Ti alzi di corsa il mattino, perché se lasci passare il tempo te la farai addosso e non utilizzerai a dovere la giornata, quindi corri per arrivare in orario prima in bagno e poi sul lavoro, ma prima di corsa hai fatto colazione, perché altrimenti col tempo avrai fame e sarai senza energia etc. e su questa falsariga procederà tutta la tua giornata e tutta la tua vita. Il tempo pure misurerà il consumo continuo della tua energia e pure il tempo di ricarica della tua batteria.
Quindi vita per un certo aspetto ripetitiva, ma solamente in parte poiché improvvisamente intervengono in gioco nuovi fattori. Qui si fa strada il concetto di “sequenzialità degli eventi” e pure di “sincronicità degli eventi”. Nella scuola dell’obbligo in chiave umana, tutto il programma si svolge mediante una sequenzialità degli eventi atti all’insegnamento o meglio dire programma. Perché non supporre che la Causa Prima non abbia anticipato lo stesso principio che poi inconsciamente è stato copiato dagli umani?
5 invito a valorizzare
UMANITA’ DISTRATTA
L’umanità tende a vivere lontana e distratta dalla funzione per il quale vive e, molteplici sono le ragioni. La principale parrebbe essere la complessità della condizione umana; ma poi si scopre che la fa da padrone, l’intento manipolatorio che il potere umano esercita in funzione del proprio fine.
La società moderna è subissata dagli stimoli esterni tesi a distrarre. Emerge l’obbligatorietà sociale, gli impegni quotidiani, il consumismo sfrenato, la tecnologia posta quale esca, la moda etc. Questo assillante “rumore di fondo” allontana l’individuo dalla riflessione circa le componenti essenziali dell’esistenza, come appunto il tempo.
L’essere umano è pertanto abituato a considerare il tempo come una linea retta, che va dal passato al futuro in modo del tutto normale e naturale. Questa percezione spesso poi lo imprigiona in tarda età, nel rimpianto di ciò che è stato oppure non è stato. Imprigiona l’essere umano nell’ansia di ciò che sarà, piuttosto che nel cogliere il momento presente come motore del cambiamento.
La cultura del fare, della produttività e del successo ha trasformato il tempo in una risorsa da sfruttare, piuttosto che in una dimensione da vivere. Questo approccio riduce la consapevolezza del tempo come motore creativo e lo trasforma in un peso che genera stress. Il tempo lo si è fatto diventare come una opportunità di corsa al risultato, che però non è il fine vero della vita.
Molti non si pongono domande sul “perché” del tempo, concentrandosi solo sul “come” usarlo al meglio in base alle logiche di sistema imposte. I più non intuiscono il fatto che dietro a tutto questo ci deve essere una motivazione di base. Soprattutto non comprendono il fatto che il fine ultimo sei proprio tu, mediante il retaggio di quanto acquisito nel corso della tua vita!
Sei proprio tu, ma non in base ad un successo di tipo sociale e pertanto in base al potere che otterrai sugli altri, ma in base a cosa tu acquisirai in te stesso per te stesso a livello di consapevolezza. Inseguendo la tecnologia e il controllo sulla natura, l’umanità ha invece sviluppato l’illusione di poter dominare tutto, incluso il tempo. Questo distacco dall’umiltà verso ciò che è più grande di noi, impedisce una riflessione più profonda sulla sua funzione o scopo.
Per avvicinarsi a questa consapevolezza, occorre fermarsi un attimo e riflettere. Il paradosso è che per comprendere il tempo come motore del fare, bisogna anche saperlo “sospendere” e contemplare. Facendolo però si corre pure il rischio di negativizzare; onde per cui la sottostante frase: tutti i colpi feriscono, l’ultimo uccide.
6 il tempo senza sconti
IL TEMPO E LA FISICA QUANTISTICA
Prima per la scienza esisteva l’atomo, il mattone costituente la materia. Poi sono sorti i fisici quantistici, i quali hanno asserito che l’atomo non presenta materia, ma un “quantum”, ovvero una particella energetica la quale simula la materia. Da qui appunto: Fisica Quantistica.
Poi i fisici quantistici hanno portato avanti le loro ricerche e, hanno scoperto un qualcosa che ha destabilizzato la precedente posizione, ovvero: l’Entanglement Quantistico. Questo ha portato alla seguente deduzione: la materia come generalmente intesa non esiste affatto. Esiste l’errato riconoscimento della presunta materia che altro non è che virtualità creduta vera! Ecco perché la fisica quantistica sostiene che: la materia è dove l’occhio si posa!
A parere mio, che però non sono un fisico, per rendersi meglio comprensibili avrebbero dovuto dire: materia è dove la percezione sensoriale si posa, generando per conseguenza l’illusorietà del virtuale!
Ora se la materia collocata nello spazio/tempo è puramente virtuale e, la fisica quantistica ha scoperto che le particelle si spostano in: tempo e spazio zero; ne consegue che la presunta realtà che l’essere umano vive, apparentemente la vive nel tempo e spazio posto là fuori. In realtà invece la vive là dentro in se stesso, mediante modalità esteticamente esteriorizzata e condivisa! Viviamo una simulazione, in una Matrix o se preferiamo, un sogno ad occhi aperti!
Ciò nonostante l’essere umano passa la sua vita, quantomeno illusoriamente, nel tempo. Questo riscontro impone la seguente domanda: ma se il tempo non è cosa oggettivamente reale, perché è stato posto in essere ed imposto all’essere umano? Qui si scopre che il tempo è illusorio, ma la sua irreversibilità e funzione è fantastica ed essenziale!
Se il tempo non fosse esistito, tu umano non ti saresti messo in moto, non avresti corso, non avresti acquisito il retaggio del tuo vissuto. Se il tempo e questa realtà virtuale non fossero esistiti, tu non avresti fatto l’esperienza umana! Grazie tempo, grazie virtualità del reale per avermi permesso questa esperienza, seppure bizzarra alcune volte e, altre volte dolorosa, drammatica e per i più incomprensibile!
Chiudo con una frase letta su di una meridiana sita nel Canavese. Chi scrisse la frase era probabilmente un piemontese noncurante della correttezza linguistica, ma il significato è innegabile. La frase diceva: tempus fugit, mai più barbutaribus. Tradotto in piemontese, questo termine deriva da “barbuté” ovvero borbottare. Tradotto in italiano il significato diventa: il tempo passato, non borbotta più!