Dal mondo dei volti extra/visivi

La definizione “extravisivo” indica un qualcosa del quale si ha certezza o presunta certezza che esista, pur non essendo visibile nella normalità delle cose. Abbiamo pertanto cose che non possiamo vedere poiché troppo veloci, lontane, piccole, non illuminate a dovere, altre fuori dalla banda del visibile umano, ma riscontrabili mediante idonee apparecchiature. Poi vi è il mondo del paranormale dove l’evento del vedere cose particolari ha la caratteristica dell’eccezionalità!

 1- qualcuno sta comunicando qualcosa

Volendo ovviare le limitazioni che la percezione sensoriale impone, l’essere umano ricorre a quella tecnologia, la quale consente una amplificazione sensoriale tale da poterci condurre nel mondo extra sensoriale e quindi anche extravisivo. L’intento del presente articolo non è però quello di dibattere in merito all’extravisivo in senso generale, ma quello dell’andare a sondare un preciso ambito dell’extravisivo, quello relativo ai volti non visibili ma fotografabili, del quale la maggior parte delle persone nulla conosce.

Con l’avvento della fotografia digitale, il mondo della fotografia ebbe un notevole sussulto ed incremento, ma il fenomeno che ora andremo a trattare non è una prerogativa del digitale, in quanto era presente anche con l’analogico. Era però un fenomeno allora molto meno noto, ma veniamo al dunque. Con l’avvento del digitale gli amanti della fotografia iniziarono a riscontrare la crescita esponenziale di un fenomeno detto “pareidolia”. La pareidolia è ciò che pare che sia ed il termine è generalmente utilizzato per indicare ciò che pare essere ma che non è. Molto meno è invece utilizzato per indicare cosa pare essere, che poi tale si conferma. Grande uso ed abuso di questo termine in ufologia; ma ad un certo punto si nota che non solamente  la pareidolia riguardava l’ufologia in senso stretto, poiché riguardava anche i volti umani ed alieni e, una infinità di altre cose.

Durante gli anni della mia ricerca, ebbi opportunità di avere significativi riscontri personali in merito ai volti, già molti anni addietro nel torinese. Non lasciavano dubbi in merito al fatto che i volti ripresi ma non visibilmente riscontrati, non erano frutto di un fenomeno di pareidolia o aberrazione, ma avevano altra causa estremamente seria ed insondata. La risposta esaustiva in merito però la riscontrai quando con le ricerche approdai in Valmalenco. Qui conobbi un signore che questi volti, senza il dubbio della pareidolia o del fake, li riprendeva con estrema facilità. Il nome di questo signore non è al momento disponibile, ma a Cesare prima o poi sarà dato quanto di Cesare.

2- la bella dormiente e la compagnia

Insomma, un soggetto scatta una foto con fotocamere commerciali e non necessariamente professionali, non vede nulla di anomalo di fronte a lui, ma quando guarda la foto scattata, questa presenta un volto che nella realtà oggettiva non era stato notato o visibile. Quindi la prima domanda: quel volto non era stato notato, oppure quel volto nella realtà oggettiva lì fuori non era affatto presente?

Ebbene, la prima risposta da parte della fiera di paese vedeva le seguenti spiegazioni: sono volti di fantasmi, di defunti, di parenti venuti in aiuto, di santi, di angeli, di alieni, di extraterrestri, del padreterno e della madonna. Chi disponeva di una foto del genere scattata personalmente, si sentiva un contattato, un prescelto etc. in possesso di una reliquia da difendere a oltranza e da tenere nascosta nel cassetto. Poi però vi è la conoscenza del fenomeno dall’esterno della fiera, ovvero da parte dei ricercatori e, qui si entra nel mondo del paranormale. Ricordo in merito al paranormale, che questo non è altro che “normale” non noto in quanto tale!

IL FENOMENO è OGGETTIVO O NO?

La domanda precisa è: assodato per certo che il fenomeno esiste, questo è oggettivo o virtuale? Ebbene, non ne abbiano a male i credenti, ma quando si scatta una foto che presenterà uno di questi volti, là fuori non esiste assolutamente nulla di oggettivo. Quel volto è cosa virtualmente generata, posta in essere mediante proiezione olografica oppure mediante discrasia, ovvero direttamente nella fotocamera.

A questo punto la faccenda si fa complessa in quanto non sempre i volti compaiono nelle foto e nelle fotocamere, senza che l’autore veda quanto riprende. Questo aspetto della faccenda induce ad optare verso la direzione del: ho visto e ripreso, pertanto questo oggettivamente è. Siamo però certi che per il fatto in base al quale una cosa è vista, significa che realmente esiste? Io ad esempio ho visto molte cose in sogno, ma poi nessuna era reale!

Ebbene, non basta affatto vedere e fotografare una cosa per dire che in assoluto quella cosa è reale, perché se quella cosa è virtualmente simulata ed il tuo strumento di riscontro/simulante la accetta per reale, reale pare essere ma non lo è affatto. A questo punto però qualcuno potrebbe porre la domanda: ma quanto affermato e valevole per i volti, sin dove può essere esteso? Se anziché il volto di un umano o di un alieno, possono farmi vedere e fotografare intere entità aliene e pure interagenti nel nostro vissuto, dove sta la realtà? Qui mi fermo, ma chi vuole può andare oltre.

LE FOTO DI QUESTO ARTICOLO

Foto 1: L’autore passeggia nel bosco, quando decide di scattare una banalissima foto, non sa perché lo fa, ma sente che deve farlo. Casualità diranno i più, ma solamente perché non si considera l’eventualità che a sua insaputa, il soggetto sia stato indirizzato a scattare una foto,  da una volontà inconscia.

3- proiezione e luce in trasparenza

L’autore può non essere consapevole circa quanto sta avvenendo, ma non per questo il contesto è meno reale. Il soggetto nulla ha visto ma nella foto poi compare il soprastante incredibile volto in verde. Come spiegare ciò? La scienza non ha risposta, oppure ha risposta ma non la deve condividere con la massa? Lo scopriremo.

Il volto in verde è comparso dentro un cerchio, ma in altre occasioni il cerchio non è presente, poiché il volto può essere esattamente come quello che visivamente vediamo in una persona viva. Pertanto in questo caso è ipotizzabile il fatto che sia stato necessario il cerchio per inserirvi il volto, ma così non è. Mediante la presenza del cerchio, la manifestazione si presenta come se si trattasse di una proiezione olografica di alto livello e non come se lì vi fosse il proprietario di quel volto. Quindi ciò sta ad indicare che lì fuori non vi è un defunto, ma una immagine scelta per indicare che la presunta realtà umana così creduta, può essere completamente trascesa e gestita a piacimento!

La foto uno è la versione originale, mentre la soprastante è la versione ingrandita ed evidenziata. Si nota che tra gli alberi è presente una striscia verticale di luce, pertanto il cerchio e il volto non sono oggettivamente reali o quantomeno sono trasparenti e ciò indirizza verso l’ipotesi olografica, benché il concetto di proiezione olografica non è da intendersi come da tecnologia umana.

Poi però spunta altra più impegnativa domanda: una foto del genere è realizzabile unicamente mediante un classico fake, oppure una realizzazione videografica mediante programma di intelligenza artificiale o comunque in fase di post produzione, oppure mediante normale foto scattata di fronte a realtà oggettiva oppure una proiezione olografica che la simula; oppure vi è altra ulteriore possibilità? Lo scopriremo!

 Foto 2: Altra sconcertante foto con altrettanti sconcertanti volti. Il soggetto fotografo passeggia in riva al ruscello mentre si fa buio. Sta osservando l’acqua quando sente di dover scattare una foto, pertanto lo fa. Quando guarderà la foto, avrà la sorpresa. Sono presenti due piccoli volti, i quali se ingranditi, si rivelano da favola. Notevole il volto maschile, ma quello della donna, la bella dormiente, è fantastico! Grazie all’autore e alla regia!

Foto 3: Di foto strabilianti poste in archivio, con tanto di volti paranormali ovvero extravisivi, ne sono disponibili a decine e, queste presentano quella che definisco quale “discrasia fotografica”. Una discrasia fotografica è una azione di interferenza che è andata a cambiare la risoluzione della foto e/o molto altro. L’aspetto estetico che consente immediatamente di individuare una fotografia con discrasia, nel qual caso sia avvenuto il cambio di risoluzione, è il fatto che ingrandendo quella foto, questa non sgrana come le altre scattate nella stessa occasione o comunque come da impostazione della fotocamera.

La sottostante foto è un esempio dove l’evidenza estetica è meno evidente, ma è anche un invito a chi fotografa: guardate bene poiché potreste trovare delle sorprese!

4- miriadi di presenze

A CHI APPARTENGONO I VOLTI?

Nessuna prova certa è disponibile in merito a chi appartengono i volti, sempre che possano appartenere a qualcuno. Certamente in alcuni volti, alcune persone hanno riconosciuto amici e parenti, altri i santi il padreterno o la madonna. Un mio vicino di casa, vista la foto quattro, ha sentenziato che il volto dell’ingrandimento in alto è certamente il mio! Quindi ha posto la domanda: ma cosa ci facevi tu in Valmalenco in forma di apparente orbs? Sì, perché tutte quelle sorta di sferette vagamente luminose e presenti nella foto, in una certa fase della manifestazione paiono essere degli orbs. Quindi i non addentro la tematica, dovrebbero andare ad accertare cosa sono gli orbs ed eventualmente cimentarsi nel riprenderli.

Gli orbs sono manifestazioni determinate da una regia certamente intelligente, che manifesta occasionalmente di fronte ad eventuali fotografi. Ciò però non dimostra affatto che i volti ripresi appartenevano a qualche umano o meno, poiché sono esclusivamente  una indotta creazione grafica. Se poi un volto uguale è in passato appartenuto a chicchessia, questa è altra faccenda e mai avremo conferma certa dal defunto.

5- nel gioco del reale

Una rappresentazione grafica può essere proposta agli umani in forma di proiezione olografica e se ciò avviene, tutti gli eventuali presenti possono in egual modo riprendere. Poi però vi è altra possibilità, ovvero quella in base al quale mediante l’induzione di una discrasia fotografica, l’immagine in gioco è direttamente inserita in una o più fotocamere ad insaputa o meno dei proprietari. Tutto questo è apparentemente assurdo, ma è noto pure alle aziende costruttrici di fotocamere e pure ai consulenti delle perizie forensi   i quali non vogliono aver a che fare con la fotografia extravisiva e paranormale; perché?

Semplice la risposta: perché foto non alterate manualmente presentano incongruenze che trascendono il comune senso del reale, portandoci nel mondo extravisivo del paranormale! Umani rendetevi conto: la realtà non è come i burattinai ve l’hanno fatta credere!

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