La discrasia fotografica è una palese incongruenza a livello fotografico, non generata da casualità o inconveniente tecnico, come neppure da mano umana, ma da precisa e mirata interferenza da parte di causa esterna. Tale causa esterna è di natura intelligente e interagente. In grado di interferire sino negli aspetti più profondi della fotografia e, non solamente di questa. Tale intelligenza, da ora la definiremo quale regia del vissuto umano.
In sostanza tale regia è in grado di farci vedere e fotografare ciò che vuole e, in grado di interagire direttamente nella fotocamera, come in qualsiasi altra tecnologica apparecchiatura umana. Di conseguenza questa regia superiore può far vedere a tutta una folla, oppure in modo selettivo solamente ad alcuni, la presenza di ufo oppure entità aliene e, può scegliere a piacimento chi fotograferà oppure non riprenderà la scena. Può addirittura andare oltre, inserendo in modo selettivo nelle fotocamere dei prescelti, le immagini che ritiene opportuno.
Qui ci troviamo nell’ambito del mondo paranormale o quantico, dove tutto può essere trasceso, onde per cui ogni logica umana di carattere fisico come generalmente intesa la fisica, si dissolve nel simulato. Ad esempio la regia può tranquillamente inserire nella fotocamera, immagini inesistenti sul piano fisico e lo può fare manipolando a piacimento i dati macchina, pertanto i tempi di acquisizione. Può pertanto inserire una tempistica incoerente al tempo umano. Può far procedere la registrazione temporale in senso inverso, oppure avanti e indietro in modo alternativo. Può cambiare la numerazione progressiva delle foto. Può cambiare contemporaneamente la numerazione e la tempistica, andando pertanto ad alterare la progressione corretta dell’evento ripreso, che può essere verace nel mondo normale, oppure non coerente.
Il riscontro di una realtà del genere è da sconcerto e, in pochi giungono ad un riscontro consapevole. Occorre constatare per poter accettare una situazione del genere. Se però un fatto del genere ad una persona non si è mai verificato, ciò non significa che il fenomeno non esiste. Significa che quella persona non è stata scelta per avere conferma di tale fenomeno e, questa non avrà il diritto di giudicare chi invece è stato scelto e pertanto ha avuto prova di tale livello di discrasie!
Quanto ho poc’anzi affermato non è facile da comprendere ed accettare, pertanto la persona si domanda se è possibile dimostrare sul piano del tangibile quanto asserito. Ebbene, tutto quanto affermato è completamente dimostrabile e noto. E’ perfettamente dimostrabile in quanto a conoscenza delle aziende costruttrici di fotocamere che però non paiono avere interesse, per quanto riguarda il rendere pubblica la cosa; forse hanno paura di perdere i guadagni.
Sono però perfettamente a conoscenza dell’esistenza delle discrasie fotografiche, gli enti preposti alle analisi forensi. Ciò va a determinare un problema non facilmente superabile; in quanto sorge la domanda: le fotografie che presentano discrasia da interferenza esterna, sono foto vere o sono false?
Queste foto non presentano intervento manuale di alcuna sorta, pertanto sotto questo aspetto sono genuine; ma l’ente certificatore pur ammettendo verbalmente e neppure sempre che queste foto sono genuine, non ne certifica la genuinità! Ciò offrirà ad eventuali denigratori (per ignoranza o per asservimento al sistema) di affermare che se in seguito a perizia non esiste documentazione attestante la genuinità, significa che la foto è alterata. Comunque se anche l’ente certificatore avesse documentato la genuinità, il belante gregge dei denigratori non avrebbe comunque taciuto, come avvenuto in precedenti casi.
Quanto affermato ha pertanto generato una situazione dove avviene che l’ente certificatore invita il committente della perizia a non portare foto scattate in ambito paranormale, poiché se anche genuine, non saranno autenticate! Ciò significa che non sono più io ricercatore a dover dimostrare che esiste il fenomeno della discrasia, in quanto la cosa è già nota a livello di chi di dovere. Se poi, come avviene di fatto, il tutto è taciuto dall’informazione, questa è altra cosa che, dipende unicamente dalla volontà del sistema vigente.
ESEMPIO DI DISCRASIA
Gli esempi che potrei proporre sono innumerevoli. Il più clamoroso è avvenuto personalmente nel torinese, ma sarebbe per la complessità, arduo riportarlo qui. Vado pertanto alla Valmalenco, dove in quanto a numero di eventi fotografici con discrasia, si è al vertice della classifica. Ne scelgo uno non particolarmente complesso.
Nel corso della tarda mattinata del 25/4/2019, un signore sito in Chiesa di Valmalenco, nota dei lampeggiamenti sul versante opposto, ovvero sopra il parco di Vassalini. I lampeggiamenti sono in aria sebbene a bassa quota e, sono ripetitivi e persistenti, pertanto vi è tutto il tempo per filmarli e fotografarli ripetutamente, come da sottostante foto. Se vi sono dei lampeggiamenti, significa che un qualcosa li genera, ma nel momento in cui la luminosità non è presente, nulla di visibile staziona in aria e nulla di particolare si nota a terra, come evidente nelle riprese.
Le foto scattate coprono un breve arco di tempo. Il testimone osservava la scena da diversi minuti, pertanto lascia e si dedica ad altre cose. Dopo pranzo ripensando a quanto visto e ripreso il mattino e, insospettito da questa anomalia, decide di andare a fare una passeggiata nel parco Vassalini, per eventualmente comprendere se un qualcosa in zona potesse aver generato i fenomeni luminosi.
Giunto nei pressi del torrente, il soggetto vive una sconcertante esperienza di contatto con entità aliena. Ci troviamo esattamente dove in un precedente articolo avevo pubblicato una entità aliena dentro un cerchio, ma questa è altra entità. Il soggetto rimane sorpreso ma non impaurito; in zona sono in tanti ad affermare di averli visti, quindi prende il cellulare e inizia a riprendere l’entità aliena. In questo articolo non intendo trattare la vicenda dell’entità aliena, pertanto non posto alcuna fotografia in merito, ma assicuro che ne varrebbe la pena. Semmai verrà fatto mediante specifico articolo; mentre ciò che ora ci interessa, è quanto andremo a scoprire.
Il soggetto frastornato dall’accaduto, torna a casa e scarica le foto sul pc, perché vuole vedere meglio quanto ripreso. Tutta l’attenzione è per l’estetica dell’entità ripresa, il soggetto non cerca altro. E’ consapevole del fatto che avendo scattato lui le foto e avendo visto, nulla più deve dimostrare ad altri.
Il soggetto mi contatta, mi testimonia il suo vissuto e, mi invia il materiale. Quella sottostante è la scaletta relativa alle foto inviate
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Come evidente, la numerazione è progressiva e due foto non mi sono pervenute. Prima o poi tenterò di comprendere per quale motivo queste due foto non sono presenti. Le possibilità sono che potrebbero essere foto non utili e pertanto scartate, oppure utili al punto da non essere divulgabili; oppure semplice dimenticanza da disattenzione. Questo però per ora non ci interessa.
Dunque le foto sono numerate correttamente in ordine progressivo ma è presente una discrasia colossale, in quanto le foto scattate al pomeriggio in base alla numerazione sono poste al mattino in quanto a tempistica, mentre quelle del mattino sono poste nel pomeriggio. Cosa ha invertito l’ordine numerico? Faccio presente che nei casi di serie fotografiche con presenza di discrasie, le fotocamere funzionano bene sia prima quanto dopo, in merito alla acquisizione dei tempi e alla numerazione ed eventuali altre discrasie. Altra cosa è quando le fotocamere vengono bloccare se non guastate.
Tra le diverse forme di discrasia, ne è stata poi riscontrata una veramente spiazzante, già riportata in precedente articolo. Scattata una serie di foto, tutte quante presentano numerazione progressiva e tempistica coerente, ma una foto e una sola, ovvero la soprastante 3/A si presenta come specchiata al contrario. La 3/B posta a comparazione riprende la realtà in questione. Si vede il campanile di Lanzada sulla destra della casa, mentre nella foto specchiata lo si vede a sinistra!
A questo punto il lettore si domanderà: il fenomeno delle discrasie è cosa recente, oppure esisteva anche tempo addietro con la fotografia analogica ovvero a rullino? Oggi ne sono a conoscenza gli addetti ai lavori e non la massa, ma in passato come andavano le cose? Lo possiamo facilmente scoprire e lo facciamo con il sottostante libro di Colin Wilson, del quale sintetizzo la vicenda.
Nel 1996 il Maggiore Y, nominativo non reso pubblico data la posizione del personaggio, mentre era in volo su di un piccolo aereo, vide e fotografò due volte un ufo che gli si era affiancato. Questo caso assieme ad altri, fu indagato dalla Commissione Condon tra il 1966 e il 1968. Il loro problema era stabilire se le due foto erano autentiche; una sfocata e l’altra molto ben riuscita. Sottoposte ad accertamento evidenziarono palesi incongruenze per quanto riguarda le dichiarazioni del testimone, ma non evidenziarono alcun intervento manuale.
Il Maggiore dichiarò che non fece sviluppare immediatamente il rullino, ma che volle prima utilizzarlo sino in fondo. Quindi un po’ di giorni dopo l’evento dell’ufo, terminò il rullino quando andò con la moglie in zona nevosa. All’atto dello sviluppo le due foto dell’ufo furono riscontrate come poste dopo quelle sulla neve e le stesse due furono riscontrate in ordine inverso rispetto la dichiarazione del Maggiore. Il caso fu poi indagato da un certo Roy Craig giornalista, ricercatore in ambito ufologico, nonché membro della Commissione, il quale ebbe a disposizione copia dei negativi ed ebbe occasione di interrogare più volte il Maggiore.
Costui non forni mai una risposta esaustiva del perché di questa discrasia; ma sempre ipotizzò che probabilmente l’incongruenza era stata generata da errori di stampa. Ciò dimostra che era inconsapevole del fatto che ogni scatto fotografico già portava sul rullino la numerazione della casa produttrice. Quindi sia Craig, quanto poi Colin Wilson ipotizzano che la causa della incongruenza sequenziale degli eventi, probabilmente fu generata dal fatto che il Maggiore non sapeva che il rullino era numerato in partenza e pertanto non si doveva invertire quanto affermato. Come a dire che quindi si trattava di falso male orchestrato dal Maggiore. Però poi anche in loro emerge il dubbio, in quanto si domandano per quale motivo il Maggiore avrebbe dovuto inscenare un qualcosa che poteva unicamente generargli dei problemi e poi presentarlo in modo inverso.
Quanto riportato, dimostra che Craig, Colin Wilson, ma neppure forse la Commissione Condon, erano a conoscenza che in ufologia, quando ci si trova nei pressi di entità oppure ufo veri, le fotocamere in numerose occasioni ma non sempre, poi presentano piccole o grandi discrasie e, non fa differenza il fatto che si tratti di fotografia analogica o digitale.
OLTRE LA FANTASIA
Abbiamo riscontrato che ci possono essere discrasie di vario genere, ma ora andremo ad evidenziarne una che va ancora oltre. Lo faccio presentando la foto con il sottostante volto, ma le foto a conferma di tale fenomeno sono decine.
Nel mondo della fotografia normale, una fotografia in base alla impostazione della fotocamera oppure in base al suo potenziale, genera foto con una determinata risoluzione. Più è alta la risoluzione, migliore l’immagine e maggiore la possibilità di ingrandire senza che si sgrani l’immagine.
Di fronte alla foto 1, del quale l’ingrandimento del volto mediante l’immagine sottostante, la domanda è: QUALE E’ LA RISOLUZIONE DI QUESTA FOTO? Teoricamente la risposta è: in base alla impostazione.
In base alla impostazione, abbiamo una foto di base che dovrebbe presentare una risoluzione costante in tutta la sua estensione, ma quando andiamo ad ingrandire, si scopre che la zona del volto presenta altra risoluzione! Anzi, non esiste la normale pixellatura! Tanto è vero che ingrandendo la foto all’esterno del volto, questa sgrana come da normalità; ma come possibile vedere, non il volto che non sgrana e mantiene una straordinaria definizione!
Ciò significa che qualcosa o qualcuno è intervenuto ed ha cambiato la risoluzione in quella zona. Certamente il denigratore di giornata potrebbe ipotizzare che questo è possibile mediante un “taglia e incolla” dove l’incollato possiede una risoluzione maggiore, ma poi occorre andare ad evidenziare la linea di giunzione che in questa foto non è individuabile. Un lavoro da professionista del falso? Ma se il falsario intendeva ingannare, perché inserire un qualcosa di eccessivo che avrebbe attratto attenzione? Quale il senso di tutto ciò?
Se la foto in versione originale non fosse stata osservata con attenzione a causa della conoscenza del fenomeno, quel piccolo pallino rosso sarebbe passato inosservato e inutile il lavoro dell’eventuale falsario. Al limite qualcuno poteva azzardare che si trattava di un orbs. Ora abbiamo costatato che un autore anonimo ha invece interagito nella fotocamera andando ad inserire quanto mediante la comune logica, non dovrebbe o potrebbe esistere.
Ora possiamo però andare ancora oltre e lo possiamo fare con la seguente domanda: quello è un volto di fantasia, oppure appartiene a qualche essere umano? Nel caso poi che appartenga ad un essere umano, appartiene a persona viva o defunta? Qui termina l’articolo, ma non è esaurito l’argomento e, in seguito ancora ne vedremo delle belle! Ad esempio nulla è stato detto in merito al senso di tutto ciò, ovvero a cosa mira la superiore regia mediante queste conferme donate agli umani.