Da secoli la pietra ci parla per raccontarci la propria storia; purtroppo però l’essere umano soffre di sordità e di pigrizia, pertanto poi l’interesse di parte fa il resto. Perché proporre questo articolo, quando in rete articoli dedicati a questo antico sito già esistono? Molto semplice la risposta; perché questo articolo dirà ciò che altri, non dicono.
Mediante un precedente articolo, ci eravamo lasciati con la sottostante fotografia ed una precisa domanda: chi, cosa e perché, ha generato uno sfacelo del genere? Causa naturale o artificiale?
Di fronte ad una immagine del genere, nessuna mente razionale può asserire che un costone roccioso si sfascia in questo modo per causa naturale. Neppure appare essere stata divelta per ricavarne materiale da asporto. Niente missili, bombe oppure una atomica, niente cariche di tritolo o dinamite, quindi cosa è avvenuto?
1 vista aerea di Prunittu Sorradile
Poi si nota che tutta la zona interessata dalla frantumazione, è interessata dalla costante presenza delle domus de janas. Qui sorge il primo problema, poiché in Sardegna le domus de janas sono fatte passare per tombe. Pertanto per tutto ciò che ora verrà presentato, si dovrebbe accettare l’idea che i sardi attuali in passato avrebbero costruito tutto questo per inumare i loro defunti.
Non essendo io di pensiero allineato come da volontà di sistema, ipotizzo che le domus de janas erano abitazioni ricavate nella roccia da una etnia precedente il periodo nuragico, a noi ora ignota se non occultata. Quindi traspare una etnia precedente all’umano attuale che scavava la roccia causa presunta necessità difensiva, mediante possibilità e strumenti a noi ignoti e, le costruì sino all’inizio del periodo nuragico quando le cose cambiarono. Quindi le domus de janas furono costruire sino al 2000/1700 A.C. circa per poi essere in parte dimenticate e in parte convertite in ripari di varia natura, ma veniamo al sito in questione.
LOCUS 1
2 una domus de janas
La quantità di cose che qui vi sarebbero da indagare sono veramente tante, ma in sintesi il loco che immediatamente attrae attenzione è il masso cerchiato in giallo con tanto di porta e due finestre; quindi ci si aspetterebbe di avere il riscontro circa la presenza all’interno del masso oppure nel retro, di un locale di modeste dimensioni.
L’osservatore si avvicina e mette il naso dentro la porta e qui, la prima sorpresa, poiché l’interno è alquanto ridotto, vi sono dei detriti, ma soprattutto la lavorazione dell’interno non è stata ultimata oppure al limite, come visibile nella foto sottostante, è stata in seguito danneggiata. Supporre che questa possa essere una tomba è pura pazzia. Un defunto adulto ci potrebbe stare accovacciato ed a malapena ci potrebbe stare la bara di un bambino.
3 interno della domus de janas
Osservando in generale le domus de janas, è stato riscontrato il fatto che la lavorazione della roccia si può definire di tre prevalenti tipologie o meglio gradi di lavorazione. Si riscontra la lavorazione liscia che non presenta tracce di imprecisione oppure di attrezzi, pertanto si presenta come lavoro levigato e ultimato, ma la levigature è unicamente estetica e teorica poiché nulla dimostra che sia avvenuta come da modalità umana.
Poi vi sono luoghi e pareti che presentano una rigatura grossolana, come se la roccia fosse stata graffiata con grande forza da strumenti incisivi e grossolani ma non lisciata. Poi vi sono luoghi ove appare la scalpellatura che in alcuni casi parrebbe di epoca meno antica, dovuta ad ingrandimento a posteriori dei passaggi di entrata e alcune nicchie poste all’interno.
Ciò che però desta maggiormente meraviglia all’interno della presente cavità, è il fatto che la parete di fondo presenta un foro. Il foro (cerchiato in giallo) è sgrossato e pertanto non in fase definitiva. Ora la domanda: cosa ci fa lì in mezzo alla parete quel foto semi tondo di una trentina di centimetri di diametro? Cercheremo di scoprirlo in seguito, mentre nell’immediato attraggono attenzione le due finestrelle che tali non sono.
4 una nicchia in rapporto ad un cellulare
Si tratta di due nicchie quadrate con lati di circa cm. 40 e stessa profondità. A cosa servissero è un mistero, ma pure altra domanda è possibile: quelle due nicchie sono un lavoro ultimato, oppure lasciato a metà? Per il fatto che non sono unicamente sgrossate, si potrebbe supporre che erano ultimate così, ma anche qui niente tomba, al limite avrebbero potuto mettere delle urne cinerarie.
Di primo acchito si poteva supporre che questo masso era la casa dei puffi o dei nani, ma ora sorgono dei dubbi; quindi onde chiarirsi le idee, viene fatto un giro intorno al masso. Fatti alcuni passi, pertanto saliti sopra e dietro il masso, ecco la sorpresa come da sottostante foto. Qui è presente (5/A) un parziale pozzo spaccato a metà in modo anomalo! La roccia da sola non si spacca in questo modo, ma in Sardegna e non solamente qui, il riscontro di pozzi tondi o squadrati spaccati a metà è frequente. Quale la motivazione per scavare pozzi del genere e quale la motivazione per distruggerli in questo modo?
Anche qui supporre che dentro ci mettessero i defunti è pura assurdità; perché scavare e portare lì delle bare, considerando pure il fatto che la posizione del masso non è più quella originaria e, non si comprende da dove si possa essere stato staccato. L’immagine 5/B ci fa vedere dal basso, come erano questi pozzi o camini delle fate, utili per salire e scendere.
Altro poi dice quello strano foro che si vede in fondo al pozzo; poiché è lo stesso che prima abbiamo visto nella parete di fondo della foto tre! Domanda: un pozzo del genere si può in natura creare da solo? Ma soprattutto, la presenza di un pozzo del genere, nel panorama delle domus de janas, è un qualcosa di unico o ripetitivo? Non parrebbe più logico supporre che quel foro non è altro che uno dei tanti passaggi in questo caso non ultimato poiché qualcosa ha frantumato il tutto?
5 i camini per salire e scendere nelle domus
Il sito da visitare è ampio, il tempo stringe, pertanto ora andiamo a porre attenzione altrove. Considerato quanto presente nel cerchiato in giallo nella foto tre, ora andiamo a considerare quanto nel cerchiato in rosso.
LOCUS 2
Una ripida parete con dei presunti canali che scendono in verticale. Canali frequenti dove presenti le domus de janas, ma con queste centrano qualcosa? In Sardegna le domus de janas sono dette: le case delle fate. In Turchia i passaggi verticali di accesso alle abitazioni sottostanti sono detti: i camini delle fate. Proviamo a scoprire se questi canali verticali di accesso sono una eccezione oppure una costante nel panorama archeologico delle domus de janas e, qui la prima costatazione.
In taluni luoghi i canali di accesso sono tondi, in altri sono rettangolari come a Tuvixeddu (Cagliari), ma in altri sono sia rettangolari quanto tondi o quadrati. Dove sono rettangolari si dice che si tratta di tombe a pozzo, come da volontà scientifica, cattedratica e cattolico romana. Quando però, come evidente nella foto 6/B è stato asportato il materiale antistante i canali verticali di accesso ai sottostanti locali, si nota il fatto che non si tratta di tombe ma di abitazioni sotterranee! Veri villaggi sotterranei.
Possibile che in Sardegna vi fossero così tanti defunti da seppellire nella roccia, quanti se ne vorrebbero far passare? Se poi deponi un defunto, lo deponi dentro un contenitore o scoperto? Messo il primo poi possono arrivare animali, la putrefazione è pericolosa, può infettare la zona e, la puzza infastidisce. Possibile che i sardi non avessero idee migliori? Cosa dice l’antica tradizione sarda?
La differenza tra i canali verticali di Tuvixeddu e quello presente nella sottostante 6/C, consta nel fatto che quelli rettangolari sono stati portati allo scoperto da poco tempo, mentre in 6/C l’ossidazione della pietra dice che trattasi di moltissimo tempo passato e, forse è pure avvenuto qualcos’altro.
La comparazione tra le foto 6/B e 6/C ci dice cosa avvenne al tempo che fu. In un tempo non definibile, avvenne che la parte antistante della montagna crollò, non si sa per ora se naturalmente o artificialmente ma il fatto che una parete così consistente si spacca in verticale (foto 6/A) e divide a metà i pozzi di accesso fa riflettere, ma non di più di quanto già abbondantemente visto altrove.
6 i camini e le spaccature
Ora però andiamo alle due sottostanti fotografie per meglio renderci conto. La 7/A ci fa vedere come si presenta oggi la domus de janas sottostante il canale di accesso. Quando il canale di accesso era utilizzato (entravano ed uscivano passando lì), di fronte alla abitazione vi era ben altra quantità di materiale, poi avvenne l’asportazione e quindi gli abitanti del sottosuolo per sopravvivere dovettero rimediare. Dovettero adattare nuovamente l’entrata, ecco perché ora si presenta in questo modo.
Prendiamo ora nota della porta con due finestre per poi spostarci verso destra aggirando il roccione, quindi vediamo quanto ci presenta la 7/B. Qui il panorama diventa da fantascienza, poiché il materiale che si evidenzia mancante rispetto la situazione all’origine della costruzione sotterranea, assume aspetti che in natura non avvengono, seppure poi in Sardegna sono estremamente frequenti. Anche in questo caso supporre che la domus de janas fosse una tomba è da pazzia, un insulto all’intelligenza media. Quale interesse pratico può mai aver motivato l’asportare così tanto materiale a suon di scalpelli e mazzette, per poter portare i defunti in un posto simile?
7 avvenimenti di epoche diverse
Non è credibile la scienza asservita quando per spiegare le anomalie che la roccia presenta, tira in ballo le cause naturali a base di vento e sabbia! Occorre spiegare chi, per quale motivo e con quali mezzi, ha costruito nel sottosuolo e nella roccia più dura, quanto ancora reperibile. Tutto questo in un periodo in cui se tutto va bene, gli scalpelli erano di bronzo o di rame. Mi fermo qui con la località due, poiché a sostegno intendo riportare anche la località tre.
LOCUS 3
Lasciata locus 1, inerpicatosi tra massi, si arriva ad un bellissimo terrazzo che definiamo locus 3. Il terrazzo non è naturale in quanto è la parte piana ovvero il pavimento di una straordinaria domus de janas divelta, ovvero la sottostante.
8 domus de janas
Qui tutta quanta la roccia è frantumata in un modo che è tutt’altro che naturale. La sottostante fotografia ci fa vedere come il tetto del terrazzo in questione è stato spazzato via come fosse una foglia, diversamente dovrebbe essere depositato sul fondo! Questo che ora è il terrazzo, alla costruzione era l’abitazione ovvero la domus de janas vera e propria.
La sottostante fotografia non rende idea, non si tratta di sottile roccia a copertura, ma come evidente nella foto sopra, di una copertura molto spessa e solida nella parte retrostante per poi ridursi nella parte esposta. Di fronte ad una scena del genere la domanda: perché distruggere una domus del genere? Si vorrebbe far passare che qualcuno aveva interesse a distruggere le tombe? Eppure in Sardegna, come altrove nel mondo, queste scene sono tipiche e ripetitive, poiché qualcuno intenzionalmente distruggeva le domus ma in quanto abitazioni e non tombe che non avrebbe avuto alcun senso.
9 poteva volare via da solo un tetto del genere?
VICENDA NECROPOLI
La Sardegna è costellata ormai, da cartelli indicanti necropoli ovunque, laddove mai una testa dei costruttori delle domus de janas è stata trovata sepolta. Mai i sardi hanno per tradizione sepolto i defunti nella roccia! Al limite sono stati trovati alcuni corpi di umani ivi defunti o depositati in seguito; che nulla avevano a che fare con i costruttori originali.
I celti incenerivano i defunti. Gli etruschi incenerivano e ponevano la cenere in urne che poi ponevano nei colombari. Idem i romani, ma non i personaggi di spicco che esigevano tombe vistose. Gli uomini del mare, inumavano in mare i defunti, ma più spesso incenerivano i defunti per poi disperdere la cenere in mare. Gli indios del nord America mettevano il defunto sopra una sorta di ponteggio e lasciavano che il corpo fosse cibo per i rapaci ed il sole asciugasse i resti, ma pure sotterravano. In nessun posto il defunto era messo dentro delle domus de janas, anche perché vi sono delle domus de janas dove ci sta appena un cane.
10 nulla dimostra che erano tombe
In base a quanto sostenuto dallo storico sardo Raimondo De Muro, l’antica tradizione sarda prevedeva che il defunto fosse posto dentro un sacco di orbace. L’orbace è una resistente lana che dura nel tempo e non marcisce facilmente. Il defunto veniva calato in una fossa nel terreno, quindi lo si copriva di terra e si metteva qualche fiore.
Il fatto che i sardi ora credono che le domus de janas erano tombe, è dovuto al fatto che con l’arrivo dei romani, il cristianesimo prima ed il cattolicesimo poi, non potevano spiegare coerentemente chi e come poteva aver costruito le abitazioni nella pietra. Non potendo riscrivere la bibbia così come la falsata versione storica ufficiale a venire, hanno preferito riscrivere la credulità sarda. Ora però tutto questo va emergendo, poiché la cultura che costruì le domus de janas in Sardegna, non fu una cultura locale, ma una cultura globale che lasciò tracce su tutto il pianeta, se ne facciano una ragione i sardi ma soprattutto i cattedratici.
Un grazie al ricercatore e collaboratore Davide Serra il quale imperterrito continua a percorrere la Sardegna in lungo ed in largo; regione che per quanto offre deve essere ringraziata.