La Pianca di Villanova C.se

Articolo in ricordo e omaggio a Villanova Canavese.

1- La rotonda con la pianca

Nell’anno 2012, nel comune di Villanova Canavese nella provincia di Torino, è stata costruita la rotonda della immagine sopra esposta. Per chi non conosce le motivazioni all’origine per una realizzazione del genere, questa poco dice. Al limite può essere considerata una espressione artistica, forse una bizzarria. Dietro a tutto questo vi è però un trascorso storico ormai quasi dimenticato.

2 – La pianca degli anni 60′

Per chi conosce la storia del paese, la motivazione della sua realizzazione assume un valore particolare. Con il termine piemontese “pianca”, si intende una passerella fatta di tavole di legno poste sopra travi in legno quando mancavano i soldi, se invece vi erano soldi a sufficienza le tavole erano poste su due portanti cavi di acciaio. Altri due cavi di minore diametro erano posti nella parte superiore per creare il parapetto di sicurezza, esattamente come visibile nella soprastante foto. 

La necessità di creare questo passaggio posticcio era dovuta al fatto che il torrente Stura di Lanzo divide in due il territorio di Villanova, pertanto la passerella consentiva di comunicare con la frazione che stava oltre la Stura. Frazione detta appunto Oltrestura o Prati di Villanova.

Causa le continue piene stagionali, (immagine sottostante) il passaggio mediante le molteplici “pianche” costruite, fu discontinuo, costoso, pericoloso, insoddisfacente. Costituì un problema locale di difficile soluzione, sino a quando fu costruito l’attuale ponte.

3- La Stura in piena

La rotonda di Villanova ripropone pertanto in forma miniaturizzata, la realtà locale ivi presente nel passato. Persino i massi posti in mezzo alla rotonda e simboleggianti il torrente Stura, da questa sono stati tratti. Il tutto, voluto dal Comune e dai volenterosi aderenti alla proloco locale. La “pianca” è pertanto diventato il simbolo di Villanova Canavese; tant’è che esiste in paese, una associazione proloco che ha creato un notiziario detto appunto “La pianca”. Tutto ciò, rispecchia ancora oggi l’importanza che ebbe nel passato.

4- In epoca più recente, era usanza il Lunedì di Pasqua, andare a fare la camminata o la merenda, nei pressi della “pianca”. Era insomma un importante punto di riferimento. Nella sottostante foto vediamo abitanti di Villanova che si fanno la foto vicino ad una piglia del ponte Prandino. Il ponte Prandino fu il tentativo da parte appunto di tale Giuseppe Prandino, di costruire un ponte stabile. Ci mise i suoi soldi e molto entusiasmo, ma alla prima dirompente piena, il ponte se ne volò via. 

 Prima ancora che si iniziasse a passare sulle passerelle, il passaggio avveniva tramite un barcone o zatterone, pertanto il luogo predisposto di attraversamento veniva detto “il porto”. Da notizie dell’archivio comunale, la data documentale più antica del porto è il 1620. Il porto però esisteva già prima e sicuramente erano anche adottate forme di guado, in base alle condizioni del momento e con pianche basse a pelo d’acqua, costruite con travi portanti in legno, quando la situazione economica lo imponeva. I cavi in acciaio erano un lusso costoso, quindi si ricorreva al legno locale. 

5 – Lo zatterone, in italiano era detto “natante”. La gestione del porto era assegnata annualmente, salvo diversamente concordato. Il porto con natante di Villanova, si alternò a quello di Robassomero. Ecco un documento relativo al porto con natante di Robassomero, per l’anno 1870, con passaggio dai gestori fratelli Chiadò ai coniugi Serra Carlo per lire 770.

Nella immagine sottostante è visibile la Stura nei pressi della zona del vecchio porto di Villanova, dove in seguito alle piene, è venuto allo scoperto il livello dei fossili. In bella vista, prima che le seguenti piene facessero l’irreparabile, enormi tronchi fossili di sequoie.

 6 – Il greto del torrente è estremamente instabile, pertanto varia continuamente. Ogni piena apre e chiude nuovi passaggi, scoprendo e ricoprendo. La zona presente in foto sotto è quella dei ritrovamenti fossili.

Del paese di Villanova C.se si hanno le prime notizie storiche a partire dal 1100. In seguito fu costruito il ricetto, del quale l’immagine sottostante riprende quella che divenne la via principale, via Villa. Il paese era allora parte del feudo dei Baratonia e la sua storia è raccolta e riportata in: ”Note storiche di Villanova Canavese: IL PORTO E LA PIANCA” di Rodes Emma in Giacoletto, scaricabile:

Il Porto e la Pianca – Comune di Villanova Canavese

www.comune.villanovacanavese.to.it/…/villanova1…

 7 – Via Villa di Villanova

8 – Antica porta del ricetto, con tanto di muro originale.

9 – Foto Richiardi Paola 1932

10-Tipica Pianca datata 1957. Ci passavamo sopra in bicicletta, di volata senza scendere; tranne quando vi era vento. L’idea che potesse essere pericolosa la cosa, proprio non ci sfiorava!

11- Pianca di Grange di Nole, anni 50. Niente cavi portanti in acciaio, probabilmente mancava il denaro per comprarli. Legno locale e nessuna norma anti infortunistica per i miei parenti che da sopra la pianca facevano i tuffi nell’acqua sottostante.

12- Ricordi dei tempi che furono. L’antica piazzetta del paese.

Frazione Oltrestura: Piccola frazione in aperta campagna, con zone boschive. Apparentemente di poca importanza ma, interessante sotto l’aspetto storico archeologico. Qui sono state individuate, nei pressi dell’antica casa/forte poi cascina dei Puschi, le tracce dell’esistenza nel  passato, di un villaggio celtico. Questo villaggio è equiparabile a quelli individuati in zona e studiati dal professor Mario Catalano nelle Vaude, questo villaggio è stato catalogato con il n.51. Ecco le immagini di alcuni reperti:

13 – Ceramiche di vasellame frantumato dalle continue arature dei campi. Sono visibili i fondi, ma soprattutto i bordi superiori, ricchi di piacevoli decorazioni.


Gran parte dei reperti recuperati nel sito 51, in seguito furono sequestrati assieme ai reperti archeologici della seconda mostra di Ciriè. Vicenda che vide coinvolto il Prof. Mario Catalano, stimato archeologo di questa zona.

14- Nella immagine sottostante, vediamo al centro un vaso in pietra ollare, eseguito al tornio (ovviamente quelli rudimentali di allora, poco meno di 2000 anni fa).

La presenza di due colori nettamente opposti e non naturali, è motivata dal fatto che una parte del vaso è stata trovata dentro la cenere del focolare di una abitazione. L’altra è stata trovata sotto un embrice (grosse tegole di quel periodo) che, rilasciando il colore del laterizio, ha tinto quella parte del vaso. Il reperto a sinistra è il fondo di un piatto sempre in pietra ollare e quello a destra, un pezzo di macina. In merito a questi ritrovamenti, alle autorità competenti è stata fatta debita segnalazione; ma il materiale presentato è stato definito di scarso valore.

La frazione Oltrestura è importante poi a livello personale, in quanto partendo da qui, ho svolto indagare circa il mondo alieno ed esoterico.  Qui ho acquisito parte del materiale che presento in: https://www.presenze-aliene.it/

15- Da Oltrestura, ho filmato  fotografato e documentato, presenze aliene del quale i più ne ignorano completamente la presenza. Nella sottostante immagine, un’entità  semi/eterea denominata Delta, ripresa in Oltrestura con sullo sfondo il monte Mombasso di Monasterolo e Cafasse.

16 – Ora, una immagine dei più noti “ORBS”, presenze intelligenti e sfuggevoli, che tutti possono riprendere in particolare servendosi del flash, ma che si possono riprendere eccezionalmente anche di giorno e senza flash. Sono presenze generalmente fotografabili ma non visibili a occhio nudo; quando però assumono maggiore consistenza possono anche essere viste. Gli scientisti non ne riconoscono la presenza, se non quali particelle di umidità sospesa, oppure quali granelli di polvere, ma le loro manifestazioni evidenziano ben altro:

17 – Oppure, nella immagine seguente, un “UFO” di tipo parafisico, ovvero non visibile ma fotografabile. Fantasie alcuni direbbero, ma la materia è ben nota ai cultori della fotografia extra/visiva e paranormale:

18 – Nascere, vivere e morire, senza aver avuto un minimo sentore, non dico la consapevolezza, circa l’esistenza di un mondo a noi umani limitrofo, è un vero peccato, una opportunità irripetibile e persa. 

Qui però sto andando fuori dal tema del presente articolo, pertanto lascio con un’ultima osservazione: “Dalla rotonda di Villanova Canavese; si possono scegliere tutte le direzioni del mondo!”.

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